Altro che Libia. Ora i migranti arrivano dalla Germania. E a mandarceli non sono i trafficanti di uomini, ma una Angela Merkel al crepuscolo. Una Merkel pronta a tutto pur di restare alla guida della Cdu e della Germania. Una Merkel pronta non solo a buttar alle ortiche gli ideali sull'accoglienza sbandierati qualche anno fa, ma anche a rispedire in Italia i «dublinanti», ovvero i migranti sbarcati sulle nostre coste, ma transitati in Germania dopo aver presentato domanda d'asilo nel nostro paese. Un colpo non da poco per Matteo Salvini.
Anche perché Berlino sostiene di aver individuato almeno 20mila «dublinanti» provenienti dall'Italia. E a bloccare il colpo basso della Cancelliera potrebbe non bastare la chiusura degli aeroporti minacciata dal nostro ministro degli Interni. In base alle regole del trattato di Dublino la responsabilità dei richiedenti asilo resta infatti nelle mani del primo Paese europeo in cui mettono piede. Ovviamente quel che in base ai trattati europei appare ineccepibile è inaccettabile politicamente.
Soprattutto se ad avvallare la restituzione dei «dublinanti» è una Cancelliera che all'inizio dell'estate ripeteva «abbiamo dimenticato l'Italia». Il drastico cambio di rotta della Merkel nasconde ovviamente il tentativo di sopravvivere a quegli errori sul fronte dell'immigrazione che mettono a rischio il suo futuro politico. Il primo segnale del crepuscolo è arrivato a fine settembre quando i parlamentari della Cdu hanno silurato Volker Kauder, il fedelissimo della Cancelliera che da 13 anni guidava il gruppo della Cdu al Parlamento. Ma il peggio arriverà nelle prossime settimane.
L'appuntamento più critico è quello delle elezioni regionali di domenica prossima in Baviera dove la Csu, il partito gemello della Cdu, rischia di precipitare dal 47,7 al 35 per cento. La batosta accompagnata dalla crescita dei Verdi (al 18% nei sondaggi) e dell'estrema destra dell'Afd (al 10%) minaccia di rendere ancora più insofferente Horst Seehofer, il segretario della Csu e attuale ministro dell'Interno, vero protagonista del radicale cambio di passo sui migranti.
Un cambio di passo a cui la Cancelliera si sta volentieri adeguando nella speranza di riconquistare il consenso di partito ed elettori. Anche perché dopo le elezioni in Baviera arrivano, il 28 ottobre, quelle in Assia dove la Cdu rischia un'altra disfatta. Il susseguirsi di batoste elettorali rischia di trasformare il congresso del partito del prossimo dicembre in un processo ad una Cancelliera ormai incapace di garantire una linea politica chiara e vincente.
Dunque l'Italia farà meglio a non illudersi. La Merkel pur di evitare la destituzione non esiterà a sommergerci di migranti. Anche perché il nostro governo attaccato per la sua manovra economica e messo alla berlina come avanguardia del populismo europeo rappresenta, in questo momento, una sorta di bersaglio perfetto. Se anche da Berlino decollassero decine di voli charter stracolmi di migranti nessuno in Europa correrà in nostro soccorso.
E, anzi, l'eventuale chiusura degli aeroporti minacciata da Salvini potrebbe venirci rinfacciata come l'ennesima infrazione alle regole di Dublino. Per la gioia di una Merkel che, non va dimenticato, iniziò la sua ascesa politica pugnalando alla schiena il mentore Helmut Kohl e prendendone, immediatamente dopo, il suo posto.
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