La profezia è già stata scritta. A raccontare l'arrivo di un «predicatore» capace di suggestionare gli islamisti più squilibrati spingendoli a colpire obbiettivi sensibili e seminare strage tra le folle occidentali ci aveva pensato Frederick Forsyth nel romanzo La lista nera , oltre un anno fa. Ma ora la realtà supera la finzione. Per capirlo basta esaminare gli strani «incidenti» susseguitisi in Francia negli ultimi quattro giorni.
Sabato 20 un immigrato fa irruzione nel commissariato di Joue Le Tours, un piccolo centro della Loira e al grido di «Allah Akbar» tenta di uccidere a coltellate due agenti. L'aggressore, abbattuto a pistolettate dai colleghi delle vittime, viene identificato come un ventenne islamista originario del Burundi già segnalato per aver pubblicato i simboli dello Stato Islamico sul proprio sito Facebook. Domenica 21, neppure ventiquattr'ore dopo, un quarantenne al volante di un'utilitaria si lancia contro i passanti nel centro di Digione ferendone almeno tredici. Quando viene tirato giù dalla macchina invoca pure lui «Allah Akbar» e spiega di averlo fatto «per i bambini palestinesi». La versione viene però ridimensionata da autorità e magistrati che smentiscono i testimoni, negano qualsiasi matrice terroristica e riducono tutto al gesto di uno squilibrato di cui non viene però ritenuto utile rivelare l'identità.
Stesso copione a Nantes dove il giorno dopo - lunedì 22 - un altro «squilibrato» 37enne dall'identità rigorosamente «riservata» si lancia con un furgone contro il mercatino di Natale ferendo dieci persone. Subito dopo l'uomo, che secondo alcuni testimoni urla anche stavolta «Allah Akbar», si uccide pugnalandosi al petto. Anche stavolta però le autorità minimizzano.
Il presidente François Hollande non solo nega qualsiasi legame tra i fatti, ma arriva a sostenere l'ipotesi di una concomitanza. Concomitanza ben strana. Anche perché intanto il premier Manuel Valls fa sapere che la Francia «non ha mai affrontato un rischio simile sul fronte terrorismo» e decide - dopo una riunione d'urgenza con i ministri di Interni e Giustizia - di aumentare drasticamente il numero dei militari schierati nelle città francesi per garantire la sicurezza di cittadini e obbiettivi sensibili durante le feste natalizie.
Il tentativo di non fornire acqua al mulino della propaganda di un Front National in continua crescita è chiaro, ma cozza con l'evidenza di un pericolo quanto mai incombente. Anche perché le «coincidenze» non riguardano soltanto la Francia e appaiono come la chiara la materializzazione delle minacce lanciate dallo Stato Islamico. «Se potete uccidere un infedele americano o europeo - in particolare un malefico e sporco francese, un australiano o un canadese - invitava il 22 settembre il portavoce del Califfato Mohammed Al Adnani - potete contare su Allah e ucciderlo in qualsiasi modo colpendolo alla testa con una pietra , ammazzandolo con un coltello , schiacciandolo con la vostra auto , facendolo cadere, strangolandolo o avvelenandolo».
Allora, guarda caso, il mal riuscito accoltellamento e il tentativo di arrotare gli infedeli francesi arrivano dopo i due assassini di militari messi a segno, come consigliava Adnani, in Canada. E seguiti dall'attacco alla cioccolateria di Melbourne.
Tutti attentati rigorosamente «asimmetrici» realizzati come in Francia da fanatici apparentemente squilibrati la cui pericolosità era stata sottovalutata dalle autorità.Squilibrati che - come raccontava Forsyth - incominciano ad attivarsi subito dopo l'esortazione del loro «predicatore».
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