L'obiettivo è «rendersi autonomi dai ricatti russi sul gas», spiega Luigi Di Maio da Doha.
Il ministro degli Esteri ieri era in Qatar, insieme all'amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, per incassare l'impegno a «rafforzare la partnership energetica con l'Italia», preparato in queste settimane dai colloqui telefonici del premier Mario Draghi con l'emiro Al Thani. Uno dei passi messi in atto dal governo italiano per costruire, nel più breve tempo possibile, una strategia di approvvigionamento che renda il nostro Paese sempre più autonomo dai rubinetti di Putin, dai quali la politica energetica degli ultimi governi ci ha reso sempre più dipendenti: vuol dire trovare fonti alternative per il 40% del fabbisogno nazionale.
«Il Qatar - spiega Di Maio da Doha - è un partner energetico storico e affidabile per noi e per l'Europa: è il nostro principale fornitore di gas liquefatto e il terzo in termini assoluti di gas naturale». Ieri le autorità qatarine «hanno confermato che si impegneranno a rafforzare la partnership con l'Italia». Ma Doha è solo una delle tessere del complesso puzzle che si sta cercando di costruire per sottrarsi ai «ricatti» del satrapo di Mosca: «Stiamo pianificando altre missioni per diversificare le forniture - dice il titolare della Farnesina - e definendo un piano italiano di sicurezza energetica per tutelare i nostri cittadini e imprese, lavorando di concerto con gli altri Paesi dell'Unione europea».
E Draghi, infatti, sarà oggi a Bruxelles, accompagnato dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, per parlarne con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che sta elaborando il piano di emergenza energetica della Ue, in un bilaterale che precederà il vertice dei capi di Stato e di governo di Versailles. I Ventisette dovrebbero trovare un accordo su un documento che preveda il raddoppio degli stoccaggi comuni e l'eliminazione dei vincoli che favoriscono le speculazioni sui costi. Un piano straordinario di acquisti comuni, controllo dei prezzi e investimenti su cui l'Italia sta premendo nell'Unione. C'è bisogno, spiegano da Roma, di risorse sui rigassificatori (il gas del Qatar, ad esempio, arriva liquefatto via mare, e gli impianti italiani sono pochi). Cingolani ha anche steso un piano per introdurre un «price cap» sugli acquisti di gas.
L'Italia intanto lavora su fronti diversi per liberarsi dal cappio di Mosca: Azerbaijan, Libia ma soprattutto l'Algeria, che sarebbe disponibile ad aumentare le forniture di altri 10 miliardi, diventando primo fornitore del nostro Paese al posto della Russia.
«Lavoriamo di concerto con gli altri stati per una strategia energetica dell'Unione europea - spiega Di Maio - ma allo stesso tempo restiamo impegnati anche a livello bilaterale, come dimostra la mia recente visita in Algeria».
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