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Gli avvocati condannano anche il lodo Conte bis Quante trappole in Aula

La mediazione Pd-5s: resta la prescrizione solo se assolti in primo grado o in appello

Gli avvocati condannano anche il lodo Conte bis Quante trappole in Aula

«Un ottimo compromesso», secondo il Pd. «Una toppa peggiore del buco», secondo Italia viva. Gli avvocati lo bocciano: «Un pasticcio», i grillini lo applaudono: «Un grande risultato».

Il «lodo Conte bis», partorito dall'ennesimo vertice notturno di maggioranza, con l'opposizione dei renziani, salva la faccia al ministro Bonafede e ai Dem che avevano promesso di fermare la sua riforma, ma non sembra piacere a nessun altro. Nel merito, è un meccanismo piuttosto farraginoso e complesso, su cui continuano a gravare dubbi di incostituzionalità per il differente trattamento tra assolti e condannati in primo grado: «Non evita la conseguenza più devastante della riforma Bonafede - spiega il presidente dell'Unione Camere Penali Giandomenico Caiazza - cioè che il condannato resti in attesa della fissazione del processo di appello per un tempo indefinito».

L'accordo sottoscritto dai due principali partiti di maggioranza (più Leu, dalle cui file proviene l'ideatore, che si chiama Conte ma non è il premier) prevede che la decorrenza della prescrizione si blocchi solo per chi, rinviato a giudizio, venga condannato in primo grado. Se poi in appello venisse assolto, si riattiva la decorrenza della prescrizione con effetto retroattivo, come se fosse stato assolto anche nel precedente giudizio. Per chi invece venga assolto nel processo di primo grado, si applicano le regole e i tempi di prescrizione previsti dal regime precedente alla legge Bonafede (riforma Orlando).

Il Guardasigilli, che ha sbandierato la retromarcia come una vittoria, ha annunciato ieri che il «lodo» diventerà «probabilmente» un decreto legge, anche perché il blocco della prescrizione è già in vigore, e che sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri di lunedì. Che dovrebbe varare anche la famosa riforma del processo penale, destinata secondo il ministro a miracolosamente «accorciare» i tempi della giustizia italiana.

Se davvero lunedì venisse varato il decreto sulla prescrizione, entro due mesi dovrebbe essere ratificato dalle Camere, e sulla sua approvazione graverebbe quindi l'incognita del voto di Italia viva, che al Senato può diventare determinante: «Il lodo è destinato a schiantarsi già in Commissione a Palazzo Madama», prevede Costa di Fi. Ma nel calendario dei prossimi mesi sono molte le possibili scadenze a rischio sul tema giustizia: alla Camera verranno votati in commissione, la settimana prossima, gli emendamenti di Iv al Milleproroghe, che congelano la riforma Bonafede e che, se bocciati, saranno ripresentati in Senato. Dove mercoledì arriva in aula il decreto intercettazioni, e un probabile emendamento anti-Bonafede di Forza Italia, su cui potrebbero convergere i voti renziani. La maggioranza conta però sulla sua non ammissibilità.

Il 24 febbraio, alla Camera, si voterà la famosa proposta di legge Costa che cancella il blocco della prescrizione. E sono possibili votazioni a scrutinio segreto, che potrebbero far traballare la maggioranza. Se bocciata, la legge potrebbe essere ripresentata al Senato, con effetto rischio assai aumentato.

E sempre a Palazzo Madama grava l'incognita «mozione di sfiducia»: ventilata dal Italia viva, ipotizzata dalle opposizioni, una mozione ad personam contro il Guardasigilli potrebbe dare corpo all'avviso di Matteo Renzi a Bonafede: «I numeri non li hai».

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