Banditi, trappole e pizzo. Ecco la strada maledetta dove è scomparso Luca

Sono 332 chilometri ad alto rischio dove non ci si può fidare di nessuno. Neanche della polizia

Banditi, trappole e pizzo. Ecco la strada maledetta dove è scomparso Luca

Definirla «superstrada» è un eufemismo, ma il pedaggio di 2mila Cfa (3 euro) serve a regalare un alone di dignità alla «N1», il percorso che unisce Bobo Dioulasso, la seconda città del Burkina Faso, alla capitale Ouagadougou. Sono in tutto 332 chilometri di asfalto divorato da crateri lunari e terra battuta in un susseguirsi di savana erbosa e alberata. Ai lati si scorgono minuscoli villaggi tra i campi di miglio, sorgo, riso e piccole mandrie di asini e capre accuditi da ragazzini. Su questo tratto di strada lo scorso 16 dicembre si sono perse le tracce di Luca Tacchetto, 30 anni, architetto originario di Vigonza (Padova) e della 34enne amica canadese Edith Blais. Avrebbero dovuto raggiungere in serata Ouagadougou, ma non ci sono mai arrivati. Erano a bordo di una Renault Megane Scenic, senza una guida locale o un autista che a quelle latitudini è essenziale, non solo per la presenza degli uomini della cellula qaedista Al Mourabitoun, specializzata in rapimenti, ma anche di predoni disposti a uccidere per rubare auto o poche centinaia di euro.

Armel Ouedraogo, 49 anni, ha un piccolo ufficio, forse sarebbe meglio definirla una scrivania che ha conosciuto giorni migliori, all'hotel Villa Rose di Bobo Dioulasso. Lui, così come tanti altri, si mette a disposizione dei turisti per 40mila Cfa (circa 60 euro). «Molti europei preferiscono viaggiare con l'autista per fermarsi durante il percorso e fare foto - racconta - con i pullman sarebbe impossibile e il viaggio diventerebbe un'odissea». Armel non gira armato, ma non fa mistero di avere un machete sotto il sedile. «Dopo la destituzione di Compaoré, questo Paese è diventato pericoloso e instabile. L'esercito è anarchico e parecchie caserme non riconoscono l'autorità dell'attuale presidente Kaboré». La «superstrada» Bobo Dioulasso-Ouagadougou è rischiosa, bisogna fare i conti con i malviventi, così come con i posti di blocco delle forze dell'ordine, che al grido cadeau-cadeau estorcono denaro, sigarette, chiavette usb, come se fosse un pedaggio obbligatorio. «Del resto - aggiunge Armel - quando hanno tra le mani i passaporti dei turisti non ci sono molte altre alternative. O li accontenti o finisci in cella».

Il viaggio del nostro connazionale e della sua amica canadese si è interrotto all'altezza di Kokologho, quando mancavano 43 chilometri di strada dalla capitale. Nella cartografia della sicurezza aggiornata dall'ambasciata di Francia il Burkina è diviso in tre zone: giallo, arancio e rosso. Il giallo corrisponde a «vigilanza rafforzata», l'arancio a «zona sconsigliata», mentre il rosso è «formalmente sconsigliata». La provincia di Boulkiemdé, dove sono scomparsi Luca ed Edith, è tracciata col rosso. «Non so più cosa pensare racconta da Sherbrooke Jocelyne Bergeron, mamma di Edith se fosse stato un problema di visti non ci sarebbe stato tutto questo silenzio. Dal 29 dicembre sono in contatto con i genitori di Luca».

A rendere le ricerche oltremodo difficili sono i frammentari collegamenti tra la Farnesina e i suoi rappresentanti in zona. In Burkina Faso esiste soltanto un piccolo ufficio consolare, gestito per conto del nostro paese da Delphine Diané, cittadina burkinabé. Stesso discorso per il Togo, nazione di approdo di Luca ed Edith.

A Lomé gli affari esteri vengono gestiti, con poteri limitati, dalla rappresentanza diplomatica in Ghana. L'ambasciata italiana più vicina si trova in Costa d'Avorio, a più di 1.000 chilometri da dove la coppia è scomparsa, e l'ambasciatore Stefano Lo Savio fa quello che può ai confini del mondo.

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