Antonio SignoriniRoma Un «approccio innovativo» che in teoria piace perché per la prima volta il governo si occupa di lavoro autonomo, degli investimenti, delle tutele. Ci sono misure per i professionisti, sempre più importanti per l'economia italiana. Ma non si colgono le specificità di questo mondo. Manca quello serve veramente ad autonomi e imprese, cioè una riduzione delle tasse. La deducibilità dell'Imu sui beni strumentali e poi un taglio delle imposte per il rilancio dei consumi. Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli è soddisfatto a metà dal pacchetto di misure sulle partite Iva che il governo approverà al prossimo Consiglio dei ministri. Festa mezza rovinata, insomma, per un provvedimento sul quale l'esecutivo punta molto.Perché è così urgente occuparsi di partite Iva e commercio? «Serve una premessa. La crisi ha colpito indistintamente tutti i territori e tutti i settori, ma ha picchiato particolarmente duro, oltre che sul commercio, sulle partite Iva e sui lavoratori autonomi, lasciando cicatrici profonde. Che ora su questo settore, sul quale da anni Confcommercio reclama una maggiore attenzione, si muove qualcosa lo registriamo come un primo passo. Perché penalizzarlo ancora equivarrebbe a ignorare una parte significativa dell'Italia produttiva».Vi convince la bozza sul lavoro autonomo che verrà portata al prossimo consiglio dei ministri?«È evidente che la prudenza è d'obbligo perché spesso abbiamo assistito a disegni di legge che durante l'iter sono stati stravolti e quindi è solo una prima valutazione che speriamo si trasformi in realtà. E già il Consiglio dei ministri di questa settimana sarà un banco di prova importante per capire quanto il governo si impegnerà su questo testo». Gli interventi fiscali proposti riescono a sostenere e a rafforzare le attività delle partite Iva?«Condividiamo l'approccio innovativo per cui il lavoro autonomo, in tutta la sua complessità, entra per la prima volta nell'agenda del legislatore come elemento essenziale di stimolo allo sviluppo economico del Paese».Cosa ne pensa della parte delle tutele, dell'introduzione di maternità e malattia anche per gli autonomi?«Bene che si siano previste alcune tutele, ma il limite di aver usato le normative vigenti senza cogliere le specificità delle varie tipologie di lavoratore autonomo, per talune fattispecie potrebbero rivelarsi insufficienti».Cosa è che non vi convince del disegno di legge?«L'impianto generalista dello schema di disegno di legge intende abbracciare tutti i rapporti di lavoro autonomo senza distinzioni. E poi ci vorrebbe più coraggio sul piano fiscale perché le tasse sulle imprese e sul lavoro in Italia sono ancora troppo alte».Il governo sta facendo abbastanza per sostenere il sistema delle imprese?«Con la legge di Stabilità qualcosa è stato fatto. Innanzitutto avere scongiurato l'aumento dell'Iva che sarebbe stata un vero e proprio colpo mortale sia per le imprese sia per le famiglie perché avrebbe ridimensionato i consumi. Poi sul piano delle imprese. Alludo all'incremento della franchigia Irap per le piccole imprese, alla revisione del regime fiscale dei contribuenti minimi, alla proroga delle agevolazioni fiscali per la riqualificazione energetica, le ristrutturazioni edilizie e il bonus mobili, alla deduzione dall'Irap del costo del lavoro stagionale».Cosa manca alla legge di Stabilità e al prossimo pacchetto sulle partite Iva?«La nota dolente ha riguardato la mancata deducibilità dell'Imu sugli immobili strumentali delle imprese, compresi negozi e alberghi.
Ma soprattutto aver rinunciato a quella grande operazione che imprese e famiglie si aspettavano, quella di una riduzione delle tasse che poteva sostenere quei primi segnali di risveglio dei consumi che devono essere assolutamente irrobustiti per trasformare l'anno in corso in un anno di crescita robusta e duratura. Le imprese hanno bisogno sicuramente di essere alleggerite non solo sul piano delle tasse, ma anche su quello della burocrazia che, vorrei ricordare, è un freno alla crescita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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