Roma Altro che confidenza a «sto ragazzo» che «non mi aveva detto di essere un giornalista». Ancora fino a venerdì continuava ad insistere su questa linea, l'assessore all'Urbanistica Paolo Berdini per provare a giustificare, in un colloquio con la Repubblica, tutto il veleno sputato sulla sindaca Virginia Raggi qualche giorno fa in una ben più clamorosa intervista, da lui definita «rubata», e pubblicata da La Stampa, che lo ha portato alle dimissioni, poi respinte «con riserva» dalla Raggi.
Berdini, si scopre ora, sapeva benissimo che Federico Capurso, il giovane collaboratore del quotidiano torinese con il quale si è lasciato andare a confidenze e pettegolezzi sul sindaco di Roma, era un giornalista. Di più. Gli parlava perché voleva che quelle informazioni uscissero in forma anonima, in particolare la battuta sulla liaison tra la Raggi e il suo ex capo segreteria, Salvatore Romeo, l'uomo delle polizze (che proprio ieri sera ha annunciato di aver cambiato beneficiari come la Raggi gli aveva chiesto). Nessuna intervista rubata da un «mascalzone», dunque, come pure aveva cercato di difendersi lui. L'urbanista voleva utilizzare il giornalista contro la sindaca. Almeno è quello che risulta dall'ascolto di un altro spezzone del colloquio incriminato pubblicato ieri su Facebook da Mattia Feltri, de La Stampa. Ulteriori nove secondi che mettono sotto un'altra luce il faccia a faccia tra Berdini e il cronista. «Mò fà conto quello che penso io, che rimane veramente fra noi, poi lo utilizzi: un anonimo che ti ha detto. Cioè questi erano amanti», dice l'assessore spifferando della presunta relazione tra la Raggi e Romeo. Insomma, Berdini suggerisce anche le modalità con cui fare uscire la notizia esplosiva senza finire nei guai. Non sapeva che Capurso stava registrando. Lo ha scoperto l'indomani, quando l'assessore ha tentato l'impresa impossibile di smentire l'intervista e il giornale ha deciso di mettere on line l'audio che ha lasciato di sasso la sindaca e tutto l'M5S.
Ma questo non è bastato ad allontanarlo dal Campidoglio, perché la Raggi, nonostante la fiducia irrimediabilmente compromessa, ha respinto le sue dimissioni, seppur con riserva, perché in ballo c'è il destino del futuro stadio della Roma. Chissà se ora scioglierà quella riserva.
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