Nessun inciucio. Nessun accordo sottobanco per ottenere la cosiddetta norma salva-Berlusconi che poi non è neppure certo possa «salvare» il Cavaliere. Nel quartier generale di Arcore si spergiura che l'ex premier fosse all'oscuro dell'incriminato articolo 19 bis, poi ritirato dal governo. Di certo, però, è inevitabile la critica su come si sia mosso Renzi. «Un vero pasticcio: un articolo messo non si sa da chi e poi cancellato sull'onda del solito bieco antiberlusconismo» è il pensiero del Cavaliere che ragiona così coi suoi: «La norma era sacrosanta non per me, bensì per milioni di italiani. E il premier non ha avuto il coraggio di difenderla. Male, molto male». Giovanni Toti, sempre molto vicino al Cavaliere, sintetizza così: «Il premier, dalla fine dell'anno, sembra non azzeccarne una: prima le gaffes sul numero dei morti sul traghetto, poi la leggerezza sull'utilizzo dei voli di Stato per andare a sciare a Courmayeur, adesso il giallo di un articolo di legge giustissimo ma sbianchettato. Per non parlare dei tweet sul gol della Roma; anche quello cancellato perché non scritto da lui. Ma ci sono i fantasmi a Palazzo Chigi? Chiamate l'esorcista». Insomma, Renzi, per il Cavaliere, sta inanellando una serie di brutte figure tutte di una debolezza sempre più manifesta.
Conseguenze sul Patto del Nazareno? Niente affatto. Neppure il rimarcare i paletti forzisti alla nuova legge elettorale, che ora arriva in Aula in Senato, viene collegato al pasticciaccio brutto della norma che alleggerisce l'evasione. Nessuna ritorsione; nessuna ripicca sull'Italicum. «Abbiamo sempre detto che sul premio alla lista non eravamo d'accordo - rimarca sempre Toti -. Ed è stato persino scritto nel comunicato congiunto assieme al premier dopo l'ultimo incontro a Palazzo Chigi. Ne discuterà il Parlamento». Niente di nuovo sotto il sole anche se alcuni hanno letto, nelle varie dichiarazioni degli ultimi giorni, una sorta di irrigidimento nei rapporti Renzi-Berlusconi proprio sull'Italicum. «A inizio seduta ribadirò che siamo contrari al premio di maggioranza alla lista e che occorrerà una norma di salvaguardia sull'entrata in vigore della riforma», avverte il capogruppo al Senato Paolo Romani che oggi darà il via alla battaglia sulla legge elettorale, proprio a Palazzo Madama.
Ma il «patto regge e reggerà»: ne è convinto Berlusconi che continua a ripetere di essere determinante per il premier: «Senza i nostri voti Renzi non riuscirà a fare nulla». Anche perché, proprio sull'Italicum, l'Ncd è tutt'altro che compatto. Molti senatori alfaniani sono insofferenti per le accelerazioni del premier sia sulla legge elettorale sia sulle riforme costituzionali. E con i numeri ballerini a Palazzo Madama con in più la spina nel fianco della minoranza dem, Renzi non dorme sonni tranquilli.
Elemento, questo, che tende a ricompattare Forza Italia e tranquillizzare un po' l'anima più critica del partito. Berlusconi, che arriverà oggi a Roma, tuttavia non ha intenzione di riunire a breve un altro Ufficio di presidenza. La linea è decisa e gli incontri in programma sono soltanto «bilaterali» anche in vista delle prossime elezioni amministrative.
Certo, la compattezza del partito è questione che sta molto a cuore a
Berlusconi. Sia perché non ha mai concepito troppi distinguo, sia perché all'orizzonte si profila un'altra partita determinante: quella per il nuovo inquilino del Quirinale. E la parola d'ordine sarà una sola: serrare le fila.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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