Berlusconi non si fida: nessun aiutino al governo in difficoltà

Il Cavaliere non raccoglie l'offerta di Guerini di intavolare trattative sulle riforme. "Opposizione responsabile ma dura"

Berlusconi non si fida: nessun aiutino al governo in difficoltà

B erlusconi resta tiepido sulla «chiamata» del vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini. Il quale, in un'intervista al Messaggero , si rivolge al Cavaliere auspicando la riapertura del tavolo sulle riforme. Guerini non nasconde che Renzi ha dei problemi con il pallottoliere e invita Berlusconi a riallacciare i rapporti sulle riforme costituzionali. Buon segno. Il problema è che nel merito del provvedimento che ridisegna il nuovo Senato poco si dice sulla possibilità di modificare i punti che interessano al Cavaliere. Anzi, si parla espressamente di «non elettività dei senatori per non ricominciare daccapo, azzerando il lavoro fatto finora».

Berlusconi, ancora in Costa Azzurra dalla figlia Marina e in procinto di tornare ad Arcore questa sera, non arriva a tanto ma il capogruppo Renato Brunetta liquida Guerini in maniera brutale: «Renzi, attraverso Guerini, tende la mano a Berlusconi. Il problema è che quella mano è vuota». Insomma, per ora il premier sembra chiedere il soccorso azzurro a gratis, senza cedere su nulla; e così non va. Se così fosse la porta di Berlusconi sarebbe chiusa. Un Berlusconi determinato e un po' scocciato dai tanti retroscena che danno come quasi perfezionata la riesumazione del Nazareno bis. Continua a ripetere il suo refrain: «Io non mi fido di Renzi. Però, se dovesse riconoscere che ha sbagliato e facesse marcia indietro sull'elezione dei senatori e sulla legge elettorale, sono pronto a discutere con lui. In fondo siamo sempre stati un'opposizione responsabile e lo saremo ancora». Tuttavia cerca di correggere il tiro di una narrazione secondo cui sarebbe favorevole a un governo di larghe intese o di Grosse Koalition : «I giornali ad agosto non sanno cosa scrivere», alza le spalle il Cavaliere che poi dà il via libera a una nota ufficiale con cui si smentiscono le ricostruzioni più pro-nazareniche: «Leggiamo su alcuni quotidiani, all'interno di articoli di cosiddetto “retroscena”, una girandola di ipotesi, ricostruzioni e virgolettati attribuiti al presidente Berlusconi su governissimi e Nazareni bis. Si tratta di affermazioni frutto di pura fantasia».

Viene smentita con forza, quindi, la lettura secondo cui Berlusconi non vedrebbe l'ora del grande riabbraccio col premier. E questo al netto dell'opinione di un amico storico come Giuliano Ferrara che ricalca le tesi di Verdini: Berlusconi deve tornare assieme a Renzi per «vedersi riabilitato e lasciare la sua impronta nella storia».

Il Cavaliere resta cauto, quindi; e per ora osserva le difficoltà del premier nonostante gli «aiutini» che continuano ad arrivare dall'ex capo dello Stato. Napolitano persevera e, nel giro di pochi giorni, interviene nuovamente nel dibattito attorno alle riforma costituzionali per dire che «è in discussione... Un'esigenza vitale per un valido funzionamento... Del sistema democratico italiano». Non è un mistero che l'ex capo dello Stato faccia il tifo per il Senato renziano e tocca sempre a Brunetta replicare a muso duro all'ex inquilino del Quirinale: «Con molti salamelecchi Napolitano dimostra di aver abdicato al ruolo di alta voce istituzionale, come hanno il diritto-dovere di assumere i senatori a vita e di diritto quale lui è, piegandosi a diventare il mattone all'occhiello di una linea politica di una minoranza di fatto del Senato che però vuole imporre la sua idea a tutti, usando pure una solenne tromba emerita».

E pure un moderato come Osvaldo Napoli non può che sottolineare

l'irritualità dell'attivismo di Napolitano: «L'attivismo politico del presidente emerito suscita molte perplessità. Interrompe la consuetudine secondo la quale i senatori a vita si fermavano un metro prima del campo di gioco».

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