Berlusconi tratta con la Lega e non chiude al maggioritario

Il leader è favorevole a una riforma che faccia chiarezza e non esclude i referendum. Previsti incontri a Bruxelles

Berlusconi tratta con la Lega e non chiude al maggioritario

Il confronto sul referendum pro-maggioritario proposto da Matteo Salvini è ormai iniziato. E le forze del centrodestra iniziano a ponderare e valutare la proposta di riforma del sistema elettorale che dovrebbe prendere forma dall'iniziativa e dalla richiesta referendaria di cinque regioni. Una consultazione che punta ad abolire la quota proporzionale dell'attuale legge. Silvio Berlusconi nel faccia a faccia con Matteo Salvini non si è sbilanciato, ha risposto che avrebbe valutato nel dettaglio la proposta con il suo stato maggiore, ma non ha affatto chiuso la porta a questa soluzione. Il Cavaliere è in linea di principio favorevole a una riforma che faccia chiarezza e restituisca potere reale agli elettori, ma più in generale a dare un segnale di unità del centrodestra e a favorire una transizione verso un sistema che preveda alleanze e programmi dichiarati prima del voto. Una questione anche di coerenza con la storia di Forza Italia in un momento storico in cui, nel nome della convenienza, le forze politiche sembrano disposte a rendere i propri valori facilmente negoziabili.

«La legge elettorale? Ne discuteremo. Da sempre sosteniamo la governabilità, servono accordi che permettano al nostro Paese di essere governato e di non diventare instabile», è il pensiero di Antonio Tajani che ha parlato a margine della festa nazionale dell'Udc. A proposito del modello inglese proposto da Salvini, Tajani replica: «Bisogna discutere, non è una questione di slogan che si possono lanciare da palchi. La legge elettorale, se deve essere modificata, deve essere frutto di un'elaborazione che veda coinvolte tutte le forze politiche a cominciare dalle forze di opposizione». In ogni caso «non è con il sovranismo che si governa il Paese». Renato Brunetta, invece, contesta la proposta Salvini sia nel metodo che nel merito e la definisce uno «strappo» nel momento in cui si lavora per ricucire il centrodestra.

Berlusconi sarà da domani a giovedì a Bruxelles e avrà modo di confrontarsi con i suoi dirigenti, ma anche con gli europarlamentari leghisti su questo delicato passaggio. Se la dialettica tra Fi e Lega resta accesa, seppure con una chiara tendenza al miglioramento, non mancano stoccate polemiche con Fdi, complice una sorta di derby dei sondaggi. La formazione di Giorgia Meloni era stata premiata dal sorpasso sul partito azzurro ai primi di settembre, ora gli ultimi due sondaggi vedono nuovamente in testa Forza Italia. Maurizio Gasparri lancia agli alleati un invito a giocare più di squadra. «Nel centrodestra servono chiarezza e ago e filo per ricucire i rapporti. Non maestrini o maestrine che impartiscano lezioni. Bisogna sedersi e ragionare. Il centrodestra ha vinto e vincerà quando è unito».

C'è poi la questione delle alleanze alle Regionali e del repentino avvicinamento dei nemici di sempre Pd e Cinquestelle, sempre più tentati dal marciare uniti sotto le stesse insegne. «Con l'ennesima giravolta, Di Maio ha già sdoganato l'accordo col Pd alle regionali, cercando di nasconderlo dietro il paravento di un non meglio precisato «patto civico» che dovrebbe delegare la gestione dell'Umbria a una giunta di ottimati scelti fuori dai partiti.

Un escamotage per dar vita a una nuova spartizione di posti nel tentativo impossibile di rispolverare la verginità politica perduta dei Cinquestelle» dice Anna Maria Bernini. «Ma, al di là di questa cialtronesca contorsione che fa il paio con il mandato zero, il centrodestra deve prendere atto da subito che si va verso una sfida bipolare, e agire di conseguenza».

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