Il bianco e il nero

Il bianco e il nero, Pomicino: "Serve un partito di centro". Martelli: "Il Pd sarà un Pds redivivo"

Mentre la trattativa per la nascita di un Conte Ter sembra essersi arenata, è legittimo chiedersi se stiamo tornando alla Prima Repubblica. Ecco l'opinione degli ex ministri Claudio Martelli e Paolo Cirino Pomicino

Il bianco e il nero, Pomicino: "Serve un partito di centro". Martelli: "Il Pd sarà un Pds redivivo"

Mentre la trattativa per la nascita di un Conte Ter sembra essersi arenata in un gioco di veti incrociati, è legittimo chiedersi se stiamo tornando alla Prima Repubblica. Ne abbiamo parlato con due 'big' di quell'epoca, gli ex ministri Claudio Martelli e Paolo Cirino Pomicino.

Conte è il "nuovo Prodi" oppure il "Giovanni Giolitti del nuovo millennio", ossia un trasformista buono per tutte le stagioni?

Cirino Pomicino: “Né l'uno né l'altro. Conte è il Facta del Terzo millennio, colui che fece l'ultimo governo democratico tale era lo sgretolamento dei partiti in quel periodo (gli anni '20 del Novecento ndr). Dopo di lui, arrivò il Cavaliere Mussolini, ma sia chiaro, non sto dicendo che dopo Conte verrà un governo autoritario. È solo per spiegare lo sfascio del sistema politico italiano”.

Martelli: “Lei sta offendendo Prodi e soprattutto Giolitti che non furono trasformisti ma - comunque li si giudichi - rimasero coerenti con le loro idee”.

Conte Ter, governo di salvezza nazionale, governo tecnico. Siamo tornati alla Prima Repubblica?

Cirino Pomicino: “La prima Repubblica non ha mai commesso sciocchezze di questo genere. Ogni governo, anche quelli di transizione, erano guidati da un uomo politico e, in genere, della Democrazia Cristiana. Mi riferisco al governo elettorale di Fanfani e al governo Leone del 1963. Nella Prima Repubblica non esistevano né i tecnici che andavano a ricoprire ruoli politici e men che meno i “responsabili” o i “costruttori”. C'erano partiti seri e i loro presidenti e ogni partito aveva più di un partito che poteva fare il presidente del Consiglio. Oggi siamo alla penuria dei presidenti del Consiglio”.

Martelli: “Sì, ma solo ai momenti peggiori della Prima repubblica”.


Negli anni di piombo si sono succeduti un nutrito numero di governo e addirittura nel '72 si è andati per la prima volta ad elezioni anticipate. Perché oggi si è gridato allo scandalo di fronte a una crisi di governo?

Cirino Pomicino: “Si grida allo scandalo, se lo scandalo è degli altri. Quando lo si fa da soli, invece, diventa una virtù, ma queste sono solo polemiche strumentali. In realtà, negli anni '70, le difficoltà dei partiti laici ebbero grandi difficoltà al loro interno, si spaccavano e la Dc faceva governi di minoranza. Negli anni '70 c'era una difficoltà del quadro politico, ma esistevano partiti talmente forti e talmente popolari che nel '76 ebbero la capacità di dar vita al governo di solidarietà nazionale tra un partito che aveva come punto di riferimento gli Stati Uniti (la Dc ndr) e un altro partito che aveva come punto di riferimento l'Unione Sovietica (Pci ndr). Oggi, invece, non ci sono più i partiti. Il partito più grande ha il 23%, meno di un quarto del consenso popolare. Siamo nel mondo di Lilliput sia sul piano dei partiti sia su quello dei quadri dirigenziali. Quelle crisi, come in tutte le democrazie parlamentari, venivano superate secondo i fondamentali della politica, queste invece sono del tutto imprevedibili, sia nello sbocco sia nell'origine della crisi medesima”.

Martelli: “Io non mi sono scandalizzato per l’apertura della crisi, al contrario ho sperato e continuo a sperare che ne venga qualcosa di meglio dell’immobilismo del governo Conte: una maggioranza più ampia con Forza Italia, Calenda e la Bonino, magari un governo istituzionale all’altezza della situazione. Lo spero ma temo che non accadrà. Se apertura ci sarà riguarderà solo gli scappati di casa 5 Stelle e i neo europeisti eletti in Argentina e Sud America”.

E perché è una follia pensare di tornare al voto, visto e considerato che in tanti altri Paesi europei e non solo si è votato o si voterà a breve?

Cirino Pomicino: “Non è né una follia né un obbligo, se c'è una maggioranza in Parlamento. Io sono contrario alle mezze legislature perché sono un fallimento della politica. Non è uno scandalo andare a votare. Oltretutto noi andremo a votare in una serie di grandi città e quindi se non ci sarà una maggioranza, il voto potrà essere uno sbocco naturale. Dipende anche dal tentativo eventuale che Mattarella potrà fare formando un governo del Presidente, chiedendo a tutte le forze politiche di sostenerlo per recuperare l'occasione del Recovery Fund che rappresenta un'opportunità che non andrebbe perduta. Se la politica governa i processi, nessuna soluzione è uno scandalo. Se le soluzioni arrivano senza che la politica le governi, quello è uno scandalo”.

Martelli: “Non è una follia, è la paura giustificata dal timore di cadere dalla padella di Conte alla brace di Salvini e Meloni. È questa la tragedia dell’attuale sistema politico che dovrebbe essere scosso e ricostruito dalle fondamenta da un Movimento di Rinnovamento della Repubblica”.

Un ipotetico governo a vocazione europeista, il ritorno al proporzionale e un eventuale partito di centro di Conte possono veramente fermare la destra sovranista oppure ne può agevolare la sua ascesa?

Cirino Pomicino: “L'esigenza di un grande partito di centro è più che mai avvertita, dopo 30 anni in cui il partito di centro è scomparso. Quei partiti che dovevano sostituirlo si sono lasciati fagocitare sempre dalla destra e il partito di centro ha trasformato la destra elevandola al ruolo di governo. Ma senza il partito di centro, la destra diventa egemone e questo è un errore perché finisce per mettersi ai margini dell'Unione Europea. Questo è un grande errore, dal momento, poi, che il cuore pulsante del Paese è in prevalenza moderato, ma di cui manca la rappresentanza. Con l'indebolimento di Forza Italia, questa cosa diventa ancora più acuta e più evidente. Se c'è la possibilità di fare un governo a maggioranza larga e di stampo europeista, questo forse può mettere in moto un processo di ricomposizione di tanti nani politici che si affastellano nell'area centrale del sistema politico. Dobbiamo smetterla con i partiti personali che sono il cancro del sistema politico, ma dobbiamo avere dei partiti con un'identità culturale capaci di avere dentro di sé una dirigenza plurale”.

Martelli: “Evidentemente Zingaretti pensa di sì, convinto che 5 Stelle, più Pd con LeU, più partito di Conte formeranno uno schieramento vincente. Secondo me si sbaglia.

Ma, anche nel caso questa alleanza, spendendo bene i finanziamenti europei e col soccorso di Calenda, Renzi e Bonino, raggiungesse la maggioranza dei seggi, dentro di essa il Pd sarebbe, ancor più di oggi, subalterno a Conte e ai 5 Stelle, un PDS resuscitato, un residuato della “ditta” bersaniana, altro che un partito democratico di centro sinistra a vocazione maggioritaria”.

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