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Biden e Trump tra sfiducia e processi. Voto di Midterm spartiacque del futuro

Il presidente, in calo di gradimento, deve decidere se ricandidarsi. Il tycoon, alle prese con i guai giudiziari, ora è all'ultima spiaggia

Biden e Trump tra sfiducia e processi. Voto di Midterm spartiacque del futuro

Dopo due anni, le sorti politiche di Joe Biden e Donald Trump si incrociano di nuovo, stavolta nelle elezioni di midterm. L'appuntamento elettorale dell'8 novembre è visto come uno spartiacque per il futuro dell'attuale presidente e dell'ex, che si presentano entrambi indeboliti all'appuntamento elettorale, con la prospettiva di uscirne definitivamente azzoppati, in vista di un eventuale re-match presidenziale nel 2024.

Biden, dopo una ripresa dei consensi nei mesi scorsi, ha visto nuovamente scendere i suoi indici di gradimento. A pesare nel giudizio sulla sua Presidenza è soprattutto l'andamento dell'inflazione (8,2% a settembre), i prezzi della benzina che riprendono a salire (lunedì ha minacciato una tassa sugli extra-profitti per le compagnie petrolifere) e una percezione generalizzata nell'opinione pubblica di un cattivo andamento dell'economia nel medio e lungo termine. Quello che sembrava fino a poco tempo fa l'argomento vincente per i Democratici, l'aborto, dopo la sentenza della Corte Suprema che ne ha abolito il diritto a livello nazionale, non sembra più una priorità per gli elettori indipendenti, quelli in grado di spostare gli equilibri elettorali. Né sembrano avere sortito particolare effetto i continui richiami di Biden al «pericolo per la democrazia» rappresentato da Trump. Non a caso, sui media Usa trapelano indiscrezioni secondo le quali subito dopo il voto di midterm aumenteranno le pressioni sul presidente, che il 20 novembre compirà 80 anni, affinché annunci ufficialmente se intende ricandidarsi nel 2024. E l'ala progressista del Partito ha più volte fatto intendere che preferirebbe un candidato più giovane e più marcatamente di sinistra. Sondaggi alla mano, la Camera dei Rappresentanti sembra ormai persa per i Dem. Diverso il discorso al Senato, dove i Dem potrebbero rafforzare la loro esile maggioranza. Stando al più recente sondaggio New York Times/Siena College, decisive saranno le sfide in Arizona, Georgia, Nevada e Pennsylvania, dove i candidati democratici appaiono tutti ancora in vantaggio.

Paradossalmente, un aiuto a Biden e ai Democratici lo starebbe dando proprio Donald Trump. Sono infatti i «suoi» candidati, in questi Stati-chiave, a rischiare la sconfitta. L'esito del voto dell'8 novembre è atteso dall'ex presidente (e dai suoi nemici interni ed esterni) come un trampolino (o un burrone) verso l'eventuale ricandidatura per il 2024. Una mancata o parziale vittoria, potrebbe compromettere definitivamente le sue chance. Senza contare i guai giudiziari: dall'inchiesta (civile) a New York per irregolarità fiscali, a quella sui documenti top secret custoditi a Mar-a-Lago, a quella sul suo ruolo nel tentativo di ribaltare l'esito delle elezioni 2020 e poi nelle violenze del 6 gennaio 2021, con l'assalto al Congresso. C'è poi la questione delle dichiarazioni dei redditi che Trump si è sempre rifiutato di consegnare al Congresso che sta indagando sui suoi giri finanziari, e per le quale, in extremis, ha ora ottenuto un nuovo rinvio da parte della Corte Suprema. Ambienti Repubblicani interpellati da The Hill danno quasi per certo, dopo il voto di midterm, il rinvio a giudizio per Trump in almeno due vicende, quella di Mar-a-Lago e quella del 6 gennaio. Potrebbe essere uno stop definitivo alle sue ambizioni.

A pochi giorni dal voto, in un'America sempre più polarizzata, è calata nuovamente l'ombra della violenza politica, con l'aggressione venerdì scorso a Paul Pelosi, l'82enne marito della speaker democratica della Camera, preso a martellate da un folle, che alla polizia ha detto che in realtà voleva «rompere le rotule» a Nancy e ridurla su una sedia a rotelle, per dare un esempio a «quelli del Congresso».

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