
Una foto gigantesca che immortala un bel bambino paffutello con coppola bianca, ghiacchetta che fa pendant, jeans e un paio di sandaletti blu. Da disegnare il sorriso sui volti di chi se l'è ritrovata dinanzi, affissa al muro, mentre guidava. Ma poi, come un pugno nell'occhio, ecco la scritta «Questa creatura meravigliosa è... cosa nostra», con tanto di «cosa nostra» evidenziato. «Addirittura», è l'unico commento non censurabile che viene in mente.
Ed è putiferio. Un tam tam che viaggia su internet, coinvolgendo i tanti fruitori dei social network di tutto lo Stivale. Il pupetto, schiaffato in gigantografia sui muri e gli appositi spazi per i cartelloni pubblicitari dei comuni tra Riposto e Giarre, nel Catanese, con particolare puntatina al quartiere San Giorgio, a Catania, non può ovviamente avere consapevolezza di cosa abbiano innescato quei manifesti 6x3 che annunciano il suo battesimo in grande stile, con la presenza di ospiti noti (da Andrea Azzurra di The Voice ad Angela di Uomini e Donne , a Claudio Tropea da Io Canto , e cantanti neomelodici, da Luigi Di Pino a Dany Diamante e Gianni Narcy) e persino la diretta radio della festa che si svolgerà oggi in una villa privata nel giarrese. Ma un giorno lo saprà.
Questa storia rimarrà impressa tra le pagine più brutte della società italiana. Sono stati tanti i commenti di gente incredula e sgomenta. Specie nel vedere come la gioia di mamma e papà sul manifesto sembrerebbe più connessa alla frase choc sull'infelice appartenenza del piccolo che al battesimo. E la certamente non comune scelta dei genitori approda in questura dove il papà è un volto noto, in quanto è stato indagato in passato per associazione mafiosa e considerato vicino al clan dei Laudani. Per carità, sarà anche un mero caso. Ma la vicenda puzza eccome agli inquirenti, che, su disposizione del questore di Catania, Marcello Cardona, hanno rimosso i manifesti. Per oggi previsto un servizio di vigilanza sullo svolgimento della festa dalla quale alcuni dei vip hanno preso le distanze (ma ieri sera il padre ha manifestato la volontà di «annullare»). Un dato è certo. È un battesimo già passato alla storia. E chi se lo scorda. Secondo alcuni fa il paio con i funerali in pompa magna dei Casamonica. Per il legale della famiglia non c'era alcuna intenzione di destare scalpore. Il manifesto sarebbe nato da un intento goliardico.
Anche questo dà da pensare. Possibile mai che non si abbia contezza di ciò che si scrive? È proprio vero, allora, quanto sosteneva Gesualdo Bufalino che chiamava in causa un esercito di maestre elementari, il solo capace di sconfiggere la mafia.
E di cultura parlò anche il giudice Paolo Borsellino, perché è su di essa che bisogna fare leva: «La lotta alla mafia dev'essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quella della complicità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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