Cronache

Bisesto non è funesto

Chi ha detto che sono anni che portano iella? Quando il calendario conta un giorno in più in realtà si compiono grandi imprese e rivoluzioni positive. Che spesso decidono il futuro

Bisesto non è funesto

Va bene, è vero che il Titanic, metafora perfetta di ogni catastrofe, è figlio dell'anno bisesto, il dodici del secolo scorso. E che bisesto è anche l'anno, il quaranta, che consegnò l'Italia, dal balcone di piazza Venezia, alla catastrofe della Seconda guerra mondiale. È vero anche che i terremoti di Messina, del Belice, del Friuli e dell'Irpinia sono tutti incredibilmente bisesti, così come le repressioni sovietiche in Ungheria e Cecoslovacchia, le stragi che sterminarono Falcone, Borsellino e i loro ragazzi di scorta e il crollo della Lehman Brothers, madre di tutte le sciagure finanziarie globali. Ma non fatevi ingannare dalle apparenze e tirate via subito le mani di lì. L'anno bisesto, come il 2020 che arriva domani, non è vero sia iellato e portasfiga. È ricco invece di fantasia, capace di grandi imprese, romantico nello scrivere storie meravigliose, geniale nell'inventare il futuro.

Perché allora questa patente da menagramo? Se la storia del 29 febbraio, il giorno di troppo, e dei calcoli astronomici che lo hanno messo al mondo è complicata e noiosa, arcana è la ricerca della sua nefasta nomea. Pare sia impossibile risalire all'autore dell'anatema «anno bisesto anno funesto», attribuito per comodità a una non meglio identificata «tradizione popolare». Ma la genesi dell'immeritata maledizione pare derivi dal fatto che febbraio era vissuto dagli antichi romani come un mese triste y solitario, ribattezzato mensis feralis, mese dei morti, perché, per quanto breve, quasi completamente votato a riti funebri, cerimonie di costrizione e percorsi di purificazione dato che, secondo il calendario arcaico attribuito a Romolo, si trattava dell'ultimo mese prima del nuovo anno che nasceva a marzo.

Invece il bisesto è tutto meno che funesto. É felice, divertente, rivoluzionario. Tanto per non restare sul vago. É il papà della Rolls Royce (1904), del Bolero di Ravel (1928) e della vitamina C (1932). Ma figli suoi sono anche in ordine sparso Topolino (1928), la Bbc (1936), i Beatles, la teoria del Big Bang, la Penicillina, il vaccino contro la poliomielite e la Ferrari. Non vi basta? Peter Pan è nato bisesto come la teoria della Relatività, la Dolce vita e Tutto il calcio minuto per minuto. Nell'anno più perseguitato del calendario è stato introdotto il suffragio universale (1912) e varata la Costituzione (1948), in un anno bisesto (1960) l'Italia ha vinto l'Oscar della moneta. Sono arrivati i grandi magazzini (1928), la metropolitana (a New York e a Milano), l'autostrada del Sole, la prima stazione radio, il laser. Figlie del funesto sono il microscopio elettronico, i primi calcolatori, il transistor, la polaroid e i dischi a microsolco, fratelli, tra i tanti, del pistone a scoppio a testina rotante, dei videoregistratori delle lenti a contatto morbide e della risonanza magnetica.

A noi italiani poi porta particolarmente bene: l'anno bisesto ha consegnato un Nobel a Carlo Rubbia, nove Oscar a Bertolucci (e uno a Salvatores), il mondiale alla Ferrari di Schumacher, il campionato europeo, l'unico, alla Nazion ale italiana di calcio, ha portato in orbita il primo astronauta italiano Franco Malerba e praticamente vinto tutte le medaglia olimpiche visto che i Giochi cadono ogni 4 anni in perfetta coincidenza.

Certo è vero che nel mille trecento, Michele Savonarola, nonno menagramo di Girolamo, giurava che gli anni bisesti fossero nefasti per greggi e vegetazione, portatori di epidemie malariche e scatenatori maledetti di diluvi e alluvioni. Ma la cosa ormai ci preoccupa poco visto che da noi, nel Terzo Millennio, c'è Greta che bisesto o no, ce lo ricorda tutti gli anni come il predicatore di Non ci resta che piangere sotto la finestra di Massimo Troisi. Ma voi fidatevi: con Conte premier o preferibilmente no sarà comunque un anno bellissimo..

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