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Bloomberg, crollo clamoroso. E per Biden è un super-ritorno

L'ex vice di Obama conquista 10 Stati, Sanders 4 E il tycoon si ritira: «Uniti dietro a chi ha più chance»

Bloomberg, crollo clamoroso. E per Biden è un super-ritorno

New York È stata la notte di Joe Biden. L'ex vice presidente risorto dalle ceneri ha travolto come un ciclone il Super Tuesday fermando la marcia di Bernie Sanders e aggiudicandosi dieci stati, contro i quattro del senatore socialista. Ma è stata anche la notte della disfatta di Michael Bloomberg, che nonostante gli oltre 500 milioni di dollari sborsati per la sua campagna elettorale è riuscito a portarsi a casa soltanto il territorio delle Samoa Americane. E all'indomani del flop, l'ex sindaco di New York ha annunciato il suo ritiro e l'endorsement a Biden. «Dopo i risultati di ieri la matematica dei delegati è diventata praticamente impossibile, e non esiste più un percorso percorribile per la nomination», ha spiegato Bloomberg. «Tre mesi fa sono sceso in campo per battere Donald Trump, oggi lascio per lo stesso motivo - ha aggiunto - Lo sconfiggere Trump inizia con l'unione dietro il candidato che ha le chance migliori per farlo. È chiaro che questo candidato è il mio amico Joe Biden». A non gettare la spugna è invece Elizabeth Warren, nonostante la debacle nel super martedì, da cui è uscita a bocca asciutta non riuscendo ad aggiudicarsi neppure il suo Massachusetts. Alcune fonti hanno rivelato che sta valutando se portare avanti o meno la sua campagna, ma per molti l'addio è solo questione di tempo.

La gara per aggiudicarsi la nomination democratica nella convention di metà luglio a Milwaukee diventa quindi una corsa a due. E quello tra il senatore del Vermont e l'ex numero due di Barack Obama non è solo un duello elettorale, ma una lotta tra le due anime del partito, quella progressista e quella moderata. Lotta dove nel giro di pochi giorni le carte in tavola sono cambiate radicalmente: meno di una settimana fa Biden era considerato all'ultima spiaggia, e anche nel Super Tuesday era dato in svantaggio negli stati più importanti rispetto al rivale progressista. Ora, invece, stravolgendo le previsioni della vigilia, la battaglia verso la nomination dem è più che mai aperta. «È straordinario. Ci avevano dato per spacciati ma siamo ancora qui, siamo ancora vivi», ha esultato Biden con i suoi sostenitori. «Non si può sconfiggere Trump con le stesse vecchie politiche», ha commentato da parte sua Sanders. L'ex vice presidente si è aggiudicato Alabama, North Carolina, Tennessee, Arkansas, Oklahoma, Massachusetts, Minnesota, Texas, Virginia e Maine. Sanders, invece, ha conquistato Colorado, Utah, Vermont e California. Secondo la conta parziale dei delegati (mancano da assegnare una parte di quelli del Golden State) il senatore progressista è ora a quota 461 contro i 513 del rivale moderato.

Intanto, il presidente Trump continua ad attaccare Bloomberg, affermando che per «Mini Mike è stata l'esperienza peggiore e più imbarazzante della sua vita». Ma The Donald punta il dito pure contro la Warren, sottolineando che «se non fosse stata in gara, Sanders avrebbe vinto agevolmente Massachusetts, Minnesota e Texas, oltre ad altri stati». Per raggiungere quota 1.991 delegati, il numero magico per conquistare la nomination e sfidare il tycoon a novembre, sono a questo punto fondamentali le prossime sfide di marzo, a partire da martedì, dove al voto andranno sei stati (con 352 delegati in palio).

E poi il 17, quando alle urne si presenteranno gli elettori di Florida, Ohio, Illinois e Arizona (con un bottino di 577 delegati), mentre il 24 sarà il turno della Georgia (105).

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