"Via Bombardieri". Procura azzerata Consiglio di Stato contro il Csm

Non bastavano le faide tra i mafiosi a turbare Reggio Calabria, non bastava il "no" del Plenum del Csm a Nicola Gratteri capo della Direzione nazionale antimafia

"Via Bombardieri". Procura azzerata Consiglio di Stato contro il Csm

Non bastavano le faide tra i mafiosi a turbare Reggio Calabria, non bastava il «no» del Plenum del Csm a Nicola Gratteri capo della Direzione nazionale antimafia. Ieri si è ribaltata la sentenza del Tar del Lazio e a sorpresa il Consiglio di Stato ha decapitato la Procura reggina, annullando la nomina di Giovanni Bombardieri deliberata dal Csm quattro anni fa (era l'11 aprile 2018), dando ragione al ricorrente Domenico Seccia, già sostituto procuratore a Bari nella Direzione distrettuale antimafia e in prima linea contro la pericolosissima mafia foggiana, perché secondo il Consiglio di Stato aveva più titoli di Bombardieri, considerato «inadeguato e inesperto» a prendere il posto di Federico Cafiero de Raho. In Procura bocche cucite, anche se qualcuno si lascia sfuggire una battuta: «Il Csm confermerà Bombardieri, visti i precedenti di Seccia». Quali precedenti? Il pm è stato investito dallo scandalo pugliese delle toghe sporche, tirato in ballo da un pentito nelle inchieste che hanno scardinato il presunto sistema corruttivo nella Procura di Trani, ideato dal gip Michele Nardi e messo in atto anche dal pm Antonio Savasta. Per i pm di Lecce la corruzione in atti giudiziari «fu certamente consumata» ma è prescritta, mentre i legali di Seccia (ora sostituto pg in Cassazione) vogliono rinunciare alla prescrizione per l'assoluta innocenza dell'ex pm.

«Bombardieri qui è stimato da tutti e quindi la Quinta commissione del Csm - che dovrà essere convocata al più presto - non potrà che riconfermarlo alla guida della delicata Procura, in prima fila contro una 'ndrangheta sempre più pervasiva come dimostra l'inchiesta che ha smascherato le trame della cosca Alvaro nella Capitale», insiste la fonte, anche quando ammette che Bombardieri era finito nei guai per alcune intercettazioni tra lui e Luca Palamara. «Un peccato veniale...», dice. E i boss se la ridono.

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