Roma Pacchi bomba a Roma. Non si conoscono fra loro ma tutte conoscono i falsi mittenti. Tanto da aprire le buste senza paura di attentati. Chi ha spedito i plichi esplosivi, imbucati nella Capitale ma con indirizzi di Bologna, conosce perfettamente le vittime. Daniela Carmicelli, medico del reparto di Epidemiologia del policlinico di Tor Vergata, Rosa Quattrone, 54 anni, funzionario Inail, ed Elisabetta Meucci, 68 anni, medico in pensione ed ex insegnante di biochimica all'Università del Sacro Cuore, policlinico Gemelli, sono vittime di un gruppo anarco insurrezionalista o sono state presa di mira da un Unabomber deciso a vendicare un torto subìto? La Carmicelli è salva per miracolo, grazie all'intuito della dipendente di Poste italiane che ispeziona la busta contenente materiale sospetto. Un vertice in Procura, ieri mattina, fra Digos, carabinieri del Ros, il pm Francesco Dall'Olio e il procuratore aggiunto Francesco Caporale, esperto di terrorismo ed eversione, punta le prime indagini sulla pista politico-eversiva. «Una frangia antimilitaristica» dicono. Le tre donne potrebbero avere in elementi in comune: una per aver lavorato con un Ateneo vicino alla Nato, un'altra per una collaborazione fra l'ospedale in cui lavora e l'Aeronautica militare. L'Inail, infine, perché «farebbe il gioco dei padroni». Insomma, anche se non c'è stata alcuna rivendicazione, potrebbe prendere corpo la pista della Fai, la Federazione Anarchico Informale che ha firmato, tra gli altri, l'attentato alla stazione dei carabinieri a Roma San Giovanni.
Potrebbe. Ci sarebbe un'altra ipotesi, legata a un concorso pubblico che riporta, non a caso, a Bologna dove sarebbe stata destinata una candidata esclusa. Le tre avrebbero fatto parte della commissione esaminatrice medico scientifica. La dipendente Inail, la Quattrone, chiamata per accertare presunte invalidità. Insomma, una vendetta. Intanto proseguono le analisi tecniche e batteriologiche sui resti delle buste esplose. La prima innescata domenica notte al CMP, il Centro di Meccanizzazione Postale di via Cappannini a Fiumicino aeroporto e che ha ustionato un'impiegata, la seconda lunedì pomeriggio in via Piagge a Colle Salario che ha ferito Rosa Quattrone, la terza in serata alla Balduina, via Alfredo Fusco, e che ha colpito Elisabetta Meucci, il medico in pensione. Buste «commerciali» imbottite, quelle gialle formato A4 con all'interno polvere pirica e un innesco artigianale. Il filamento di una lampadina a bulbo, collegato a una batteria che fa contatto solo quando viene aperta la busta, basta per l'esplosione. «Funziona come quei biglietti di auguri che, una volta aperti, azionano un congegno musicale con il contatto di una pila a bottone», spiegano gli artificieri. Alla resistenza, del resto, basta poco per diventare incandescente e accendere l'esplosivo. Tutte e tre le donne ferite sono state medicate per ustioni al volto, alle mani e alle braccia.
L'Unabomber avrebbe spedito le missive da scoppio lo stesso giorno della scorsa settimana, imbucate tutte da Roma Fiumicino. I mittenti usati sono persone realmente esistenti, tutte residenti a Bologna, e che le vittime conoscono bene tanto da fidarsi di loro.
Colleghi collegati alle loro Università? Polizia e carabinieri non escludono che possano esserci altre bombe pronte ad esplodere nei prossimi giorni. Tanto da mettere in allarme uffici postali e il centro di smistamento aeroportuale. Allarme inviato anche a spedizionieri e corrieri privati.
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