Rodolfo Parietti
Milano Da rottamatore, a Perry Mason della legge Fornero. Cambiano, e in fretta, i giudizi. Giusto un semestre dopo, e dal Fondo monetario internazionale arriva l'altolà al governo: «La riforma delle pensioni non si tocca». Nulla di così paradossale, in fondo. Di fronte alla prospettata riformulazione del sistema previdenziale in chiave quota 100, che spedirebbe a riposo i 62enni, a Washington si sono rizzati i capelli in testa. Loro, in effetti, avevano ben altre idee: partendo dall'assunto che la spesa pensionistica in Italia è la seconda in Europa per peso sui conti pubblici (16% del Pil), puntavano a rendere ancora più restrittivi i paletti messi durante il governo Monti dalla professoressa Elsa. In soldoni: cancellazione delle quattordicesime sui redditi più bassi; parziale abolizione delle tredicesime; sforbiciata netta alla reversibilità; ricalcolo su base contributiva degli assegni di quiescenza basati sul retributivo.
Insomma, una cura choc. Il governo gialloverde ha invece preso tutt'altra strada, convinto com'è di liberare risorse per la crescita attraverso il ricambio generazionale nel mercato del lavoro. Crescita su cui il Fondo nutre però qualche dubbio: nel nuovo World economic outlook viene stimato un Pil tricolore al +1,2% nel 2018, la più bassa nell'eurozona, e appena al +1% nel 2019, quando invece la nota di aggiornamento del Def prevede un +1,5%. Previsioni invariate rispetto a luglio, ma tagliate di 0,3 punti percentuali per quest'anno e di 0,1 punti per il 2019 nel confronto con le stime dello scorso aprile. Il premier Giuseppe Conte risponde che la crescita «sarà sicuramente superiore» a quanto previsto dall'organizzazione guidata da Christine Lagarde grazie agli investimenti. La revisione, spiega il rapporto, è dovuta al «deterioramento della domanda esterna e interna e all'incertezza sull'agenda del nuovo governo». Come dire: guardare solo all'ombelico nazionale, o all'Europa matrigna, è un po' miope in un momento in cui la guerra commerciale a colpi di dazi tra Usa e Cina rischia di pesare sull'economia globale. Per come si sta mettendo, l'Italia «è più a rischio» rispetto a potenziali «choc» esogeni, ammonisce il capo economista dell'Fmi, Maurice Obstfeld. Che invita a non procedere con manovre contromano: «Pensiamo che sia importante che il governo operi nel quadro delle regole europee, che sono cruciali anche per la stabilità della zona euro». La chiave è una sola: «È imperativo che sia mantenuta la fiducia dei mercati con la politica fiscale». Il rischio invece, sottolineato dal report, è che un aumento dell'incertezza politica e dei provvedimenti di natura economica possa «mettere in fuga gli investimenti privati» e «indebolire» la crescita anche a causa del surriscaldamento degli spread. Tutto già sperimentato, peraltro: «Le recenti difficoltà nella formazione di un governo in Italia e la possibilità di una marcia indietro delle riforme, o l'attuazione di politiche che danneggerebbero la sostenibilità del debito, hanno innescato un forte allargamento degli spread», arrivato ieri a sfondare quota 315 prima del ripiegamento a 299 in chiusura. Con un effetto di «trascinamento» anche sulla Borsa che, arrivata a perdere fino allo 0,8%, ha poi terminato la seduta in rialzo dell'1%.
Se il ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, invita la Bce di Mario Draghi ad «abbattere lo spread intervenendo in acquisto», l'Fmi vorrebbe che il nostro Paese adottasse altri strumenti per riequilibrare i differenziali di rendimento tra Btp e Bund tedesco. Strumenti da utilizzare per il rafforzamento dei conti pubblici.
Ecco quindi l'invito a non eliminare la legge Fornero e a mantenere anche le riforme sul lavoro come il Jobs Act, che dovrebbero essere accompagnate da nuove misure per «allineare i salari alla produttività» puntando sulla contrattazione decentrata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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