Brexit, May resiste e vola a Bruxelles. Ma i conti in Parlamento non tornano

La premier vede oggi Juncker. La trincea sarà il voto in Aula

Brexit, May resiste e vola a Bruxelles. Ma i conti in Parlamento non tornano

Il pragmatismo, il senso di responsabilità e l'interesse nazionale da una parte, quella di Theresa May. L'idealismo, l'interesse di bottega e l'accelerazione verso un salto nel buio (il no-deal) dall'altra. Le trattative verso la firma sullo storico accordo per l'uscita del Regno Unito dalla Ue, fissata per domenica 25 novembre, sembrano per ora incoronare la premier inglese leader dei moderati. È su questa dicotomia che Lady May conduce la sua battaglia, in attesa di sciogliere oggi, nel suo viaggio a Bruxelles in cui vedrà il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, gli ultimi nodi sulla dichiarazione finale, su cui si baseranno le relazioni future tra le parti.

Tutto (o quasi) sembra insolitamente filare liscio. La questione Gibilterra non è ostativa (alla firma finale serve il voto di almeno 20 Paesi). E i Brexiters Tory capeggiati da Jacob Rees-Mogg sono apparsi in imbarazzo ieri chiedendo tempo per raggiungere le 48 firme necessarie a chiedere la sfiducia della premier: «La pazienza è una virtù» dice Rees-Mogg, che parla di «disaccordo tattico» tra i deputati anti-May sui tempi di azione ma è pronto all'assalto dopo il voto del Parlamento di Londra sull'intesa.

Ed è proprio sui numeri in Aula, quando a dicembre Westminster avrà l'ultima parola sull'accordo, che Theresa May rischia davvero. Le occorre una maggioranza di 320 deputati. E la soglia, per ora, sembra lontana. Dei 317 deputati Tory, 85 sono i fedelissimi del governo, altri 145 è probabile che votino a favore dell'accordo. Se a questi si aggiunge un deputato LibDem, che ha già annunciato il sì al piano Brexit, si arriva a quota 236. Alla premier mancano ancora 84 voti. Potrebbe raccattarli dall'opposizione, una ventina di Brexiters, che non sembrano però intenzionati a farle da stampella. Tra pro-europei (75) e lealisti sulla linea di Jeremy Corbyn, contro il piano voteranno quasi sicuramente 230 laburisti. Certamente contrari alla Brexit sono anche gli scozzesi di Snp (35), 11 LibDem, 4 di Plaid Cymru (il Partito del Galles) e un Verde. Si arriva a quota 281, contro i 236 voti certi per May. Questo senza considerare i Brexiters Tory, da 25 a 65. A cui si aggiungono i Conservatori filoeuropei convinti, al massimo una dozzina, che potrebbero votare contro.

Infine i nord-irlandesi del Dup, 10 che tengono in vita il governo di minoranza Tory ma che nelle ultime ore hanno lanciato un pericoloso avvertimento. Si sono astenuti e hanno anche votato con l'opposizione su alcuni punti della legge di Bilancio, contravvenendo all'accordo di sostegno siglato con il governo.

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