Bruxelles in pressing sui conti dell'Italia Ipotesi nuova sanatoria

L'Ue vuole una manovra da 14 miliardi. Verso l'allungamento della rottamazione

Bruxelles in pressing sui conti dell'Italia Ipotesi nuova sanatoria

Roma - Pressing sempre più forte sul ministero dell'Economia per riaprire i termini della rottamazione delle cartelle esattoriali.

L'ipotesi di rinviare la scadenza della presentazione, fissata al 21 aprile scorso, nelle ultime ore si è rafforzata. Dai vari emendamenti dei deputati alla manovra che vanno in questo senso si è passati a ipotesi dello stesso governo. Il primo passo lo aveva fatto l'ex sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti chiedendo l'apertura di una finestra fino al 31 ottobre. Sempre secondo l'emendamento del segretario di Scelta civica, entro il 31 dicembre l'amministrazione fiscale deve comunicare al contribuente le somme dovute. Un altra proposta firmata da Carlo Sibilia (M5s) sposta il termine al 15 settembre.

Possibilità tutt'altro che remota quella di un altra rottamazione. Ieri maggioranza e governo ragionavano su nuove modalità di pagamento della precedente versione che aprono la strada ad una nuova. L'idea è quella di spalmare su più rate bimestrali i pagamenti per chi ha già aderito (proposta di Rocco Palese). Un modo diminuire l'importo del singolo versamento e non scoraggiare i contribuenti con pagamenti che potrebbero essere troppo onerosi. Per poter consentire questa modifica, la proposta prevede anche la riapertura dei termini per la definizione agevolata.

Possibili modifiche anche alla voluntary disclosure (rientro agevolato dei capitali detenuti all'estero), con un alleggerimento delle sanzioni per gli errori di calcolo.

Tra gli altri emendamenti ce ne sono vari che prevedono il ritorno dei voucher lavoro. Anche questi con qualche possibilità di passare, tanto che la Cgil ha minacciato un ricorso in Cassazione «se dalla manovra di aggiustamento di bilancio usciranno norme che non sono in coerenza con l'intervento che ha abolito i voucher».

Novità anche sul fronte Flixbus. La stessa compagnia di autobus low cost ha denunciato che dopo il tentativo di inserire nel decreto enti locali una norma che favorisce le aziende di trasporto tradizionali, tra gli emendamenti alla manovra di primavera è rispuntata una misura analoga, «emanazione di potentati locali che continuano a tentare di minarne la presenza in Italia». Dura l'accusa della società tedesca: «Al governo chiediamo coerenza, di nuovo chi sceglie di investire in Italia rischia di essere tenuto in scacco da consorterie locali».

Tutto ora dipende dal governo e dal ministero dell'Economia che potrebbe decidere di non modificare più di tanto la manovra correttiva. Anche perché l'equilibrio raggiunto con l'Unione europea è molto delicato.

L'Italia rischia ancora di dovere correggere i conti di altri 14 miliardi. Quattro sono la flessibilità concessa nel 2016 al governo Renzi per gli investimenti. I falchi di Bruxelles, in primo luogo il vice presidente della Commissione Valdis Dombrovskis, vogliono che Roma li restituisca visto che di investimenti non se sono stati fatti. Poi ci sono altri dieci miliardi di correzione da mettere già nel conto della legge di bilancio del 2018 per il rispetto degli obiettivi di deficit. Lo scontro con le colombe, che chiedevano di cambiare radicalmente le regole, (in primo luogo il commissario Pierre Moscovici e il presidente della commissione Jean Claude Juncker) si è consumato lunedì.

Non è passata la proposta di Moscovici di dimezzare la richiesta di un aggiustamento del deficit strutturale per il 2018 (nel caso dell'Italia da 0,6% del pil a 0,3%, poco più di 5 miliardi di euro). Ma si è deciso di rinviare il giudizio in autunno, quando si farà una valutazione dell'andamento specifico dell'economia.

In sostanza viene depotenziata l'offensiva degli stati latini, che chiedono di tenere conto negli obiettivi sul deficit del perdurare della crisi. Ma si dà più tempo ai governi che non rispettano le regole di mettere i conti a posto.

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