Da Bruxelles primo stop ai conti italiani

L'Ue avverte Renzi: basta trucchetti e spesa in deficit. Ma Padoan fa spallucce: "Normale dialettica"

Da Bruxelles primo stop ai conti italiani

Roma - La Commissione Ue estrae il cartellino giallo nei confronti dei conti pubblici italiani. Bruxelles, infatti, sta preparando una lettera che sarà recapitata al governo martedì nella quale, assieme ai giudizi sugli squilibri macroeconomici, si esprimerà preoccupazione circa il raggiungimento degli obiettivi di bilancio. Salvo sorprese, non dovrebbe scattare nessuna procedura d'infrazione: l'Italia resterà, pertanto, nel gruppo di Paesi che necessitano di un monitoraggio stretto. Come quegli scolari troppo discoli cui la maestra impone di sedersi vicino alla cattedra. Insomma, un avvertimento vero e proprio a non ripetere il trucchetto della spesa in deficit dell'ultima manovra. Quest'anno Renzi non la passerebbe liscia.Anche se la Commissione ha la facoltà di segnalare eventuali disfunzioni ai Paesi membri dell'Ue, si tratta di una procedura irrituale per una doppia ragione. In primo luogo, il giudizio definitivo sulla Stabilità 2016 sarà emesso solo a maggio quando Eurostat certificherà il dato sul Pil 2015, che costituirà la base di calcolo per i rapporti con il debito e con il deficit. In secondo luogo, le raccomandazioni che la Commissione generalmente indirizza ai singoli Paesi riguardano, sì, la tenuta dei conti ma all'interno di un discorso più generale sulle riforme fiscali ed economiche.Il premier Matteo Renzi e il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ovviamente hanno cercato e stanno cercando tuttora di ridurre l'impatto mediatico della missiva, ma non è detto che vi riescano. «Con Bruxelles è in corso una discussione normale per verificare i dati del 2016 e quindi con il Def, il documento di economia e finanza di aprile, troveremo una soluzione definitiva sia del quadro di finanza pubblica sia delle previsioni di crescita», ha cercato di spiegare ieri il titolare del dicastero di Via XX Settembre. L'unica concessione ottenuta è una precisazione informale: la Commissione è preoccupata soprattutto dell'extradeficit della Spagna e, per una sorta di «cortesia», ha pensato anche di ammonire gli Paesi poco virtuosi tra i quali, oltre all'Italia, Finlandia, Austria e Belgio. Ammesso che possa servire a indorare la pillola, si capisce che la Germania (dominus dell'Unione) non intende fare sconti sul rigore di bilancio nemmeno a quelli che sono i suoi più fedeli alleati.Che cosa hanno fatto Renzi e Padoan per infilarsi in questo cul de sac? Non hanno ridotto a sufficienza il debito così come previsto dai Trattati. Lo sfruttamento delle clausole di flessibilità è andato tutto a maggiore spesa con il risultato che il debito/Pil è passato (dati provvisori Istat) dal 132,5 del 2014 al 132,6% dell'anno scorso e, se tutto va bene, nel 2016 scenderà al 132,4. Troppo poco perché Bruxelles consenta a Roma di continuare a giocare con mirabolanti annunci di tagli delle tasse. È già tanto che la Commissione sia in procinto di accettare lo status quo imponendo solo una correzione di circa 3 miliardi ai nostri conti riconoscendo il 2,3% di deficit/Pil anziché il 2,5% previsto per il 2015.Padoan, però, non si è dato per vinto.

«La politica del governo sta andando nella direzione giusta e sta producendo i risultati attesi», ha spiegato sottolineando «la crescita di consumi, investimenti e soprattutto occupazione» e che «la finanza pubblica migliora». La sua ultima speranza è che la deflazione induca tutti a più miti consigli. Forse non basterà.

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