"La burocrazia ottusa fa più danni del sisma"

Tre allevatori vorrebbero risollevarsi da sé. Ma i vigili li diffidano: «Intralciate la ricostruzione»

"La burocrazia ottusa fa più danni del sisma"

Il nome della neo associazione è già pronto: «Burocrazia vs terremotati». Dove quel vs, proprio come si legge sui manifesti degli incontri di boxe, sta per «contro». E infatti anche tra la burocrazia (almeno quella più ottusa) e i terremotati (almeno quelli che preferiscono rimboccarsi le maniche) può capitare che volino cazzotti. E a rimetterci, ovviamente, sono sempre i secondi. Il ring, in questo caso, è quello di Amatrice dove il sisma ha sbriciolato tutto ciò che era sbriciolabile: vale a dire, ogni cosa. Ma nello scenario di macerie ci sono anche tre allevatori (Antonio, Luca e Mario) che di andare ko non ci pensano minimamente. Loro non mollano. Casa e stalla hanno le pareti lesionate. Uomini e animali (che, per chi fa l'allevatore, sono parte integrante della famiglia) si sono ritrovati in mezzo a una strada, anzi in mezzo a una campagna.

I soccorritori sono arrivati e hanno subito sentenziato: «Edificio pericolante, dovete andare via». Ma «via» dove? E le capre, le pecore, le mucche che fine faranno? E come difendersi dagli sciacalli che si aggirano attorno alle cascine e fattorie abbandonate? Antonio, Luca e Mario sono tre ottimi pugili incassatori, sebbene contro i colpi bassi ci sia ben poco da fare. Ma quel «poco» decidono di farlo. Così decidono di non aspettare la ricostruzione «statale» ma di fare da sé i lavori essenziali per poter tornare a una vita normale. Ad Antonio intanto arriva da un'associazione Onlus una casetta in legno che colloca a ridosso dell'azienda dichiarata «inagibile»; lì, nella sua ingenuità di terremotato refrattario agli aiuti «istituzionali», pensa di sistemare la famiglia. Lui non è tipo da attendere che la manna cada dal cielo: da «contadino» pragmatico meglio mette in pratica il detto popolare, «chi fa da sé, fa per tre».

Alla stessa filosofia sono dediti pure i suoi amici Luca, Mario (e chissà quanti altri), accomunati dal medesimo destino e determinati a seguire la strada dell'intervento «in autonomia». Anche per loro un «modulo abitativo in legno» e tanta voglia di darsi da fare, rifiutando categoricamente la via crucis tra tende, alberghi, container e via bivaccando. A gente così lo Stato dovrebbe costruire un monumento: i cittadini che alle logiche assistenziali preferiscono quelle «autopropulsive» sono infatti mosche bianche. Talmente rare - queste mosche bianche - che la burocrazia decide bene di spiaccicarle al muro. Nel giro di pochi giorni dall'inizio dei lavori «autogestiti» Antonio, Luca e Mario hanno ricevuto la visita dei vigili che li hanno diffidati dal proseguire nell'opera di ricostruzione che, almeno a giudizio delle «autorità competenti», rappresenterebbero un «grave intralcio alla ricostruzione». «Una ricostruzione che intralcia un'altra ricostruzione? Giudicate voi se non si tratta di un paradosso partorito dalla burocrazia più ottusa - protestano i tre allevatori di Amatrice -. Abbiamo tentato di spiegarlo ai vigili, ma loro ci hanno risposto che, in caso di recidiva, rischiamo anche denuncia penale e multa salatissima».

Ad Amatrice, nel frattempo, di casette in legno come quelle contestate ad Antonio, ne sono arrivate parecchie, ma il Comune - invece di ringraziare - ha immediatamente provveduto a bollarle come «abusive».

La conseguenza sarebbe comica, se non fosse tragica: i bungalow dovranno tornare al mittente. Con buona pace delle decine di famiglie senza un tetto che ancora non sanno dove trascorreranno l'inverno.

Per l'associazione «Burocrazia vs terremotati» si prevede un futuro radioso.

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