RomaCerto suona strano sentire uno come Salvatore Buzzi, ritenuto insieme a Massimo Carminati a capo di un'associazione di stampo mafioso, chiedere di patteggiare una condanna a tre anni e mezzo di reclusione e 900 euro di multa. Eppure il ras delle coop, dopo che la Procura ha chiesto il giudizio immediato per lui e altri 34 indagati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in occasione della prima retata di Mafia Capitale, ha depositato un'istanza al gip Flavia Costantini in cui chiede di uscire di scena con il patteggiamento, di solito una strada intrapresa da chi ammette le proprie colpe. Non in questo caso, a quanto pare, visto che Buzzi non ha mai confessato nulla e al più ha minimizzato il ruolo di braccio imprenditoriale della Cupola di Carminati.
«Nessuna ammissione di responsabilità, solo strategia processuale, Buzzi non rinuncerà affatto a difendersi», garantisce infatti il suo legale, Alessandro Diddi. Il fatto è che Buzzi proprio non ci sta a passare per mafioso e per questo ha chiesto che venga eliminata l'aggravante della matrice mafiosa. «Il calcolo della pena - spiega il penalista - è basato sulla riduzione di un terzo previsto dal patteggiamento». I pm Paolo Ielo e Giuseppe Cascini, naturalmente, hanno detto no.
E ieri hanno depositato, insieme alla richiesta di patteggiamento, il loro parere negativo al tribunale del Riesame davanti al quale sono stati discussi i ricorsi di alcuni degli indagati arrestati nel secondo capitolo di Mafia Capitale, tra cui quelli di Buzzi, dei consiglieri comunali Giordano Tredicine e Massimo Caprari, del dirigente della Regione Lazio Guido Magrini e del funzionario del Campidoglio Angelo Scozzafava. La Procura ha chiesto al tribunale del Riesame di confermare le misure cautelari. I giudici si sono riservati di decidere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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