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Il canone Rai in bolletta è un mostro giuridico

L'Istituto Bruno Leoni contro la riforma: "Imposta ingiusta e odiosa". Ecco perché è giuridicamente sbagliata

Il canone Rai in bolletta è un mostro giuridico

Dal primo gennaio il canone Rai confluirà nella bolletta elettrica. Ormai è certezza. Quello che, fino a qualche settimana fa, era uno spauracchio, ora è un dato di fatto. Di ritorno dall'Australia il premier Matteo Renzi è fermamente intenzionato a premere l'acceleratore sulla riforma per rimpinguare le casse malandate di viale Mazzini. "Il canone Rai è un'imposta anacronistica e ingiustificabile rispetto all'evoluzione delle telecomunicazioni, prima ancora che rispetto al servizio effettivamente reso - tuona l'Istituto Bruno Leoni - più ancora che la televisione pubblica, il fisco italiano è di tutto, di più".

Su ItaliaOggi, l'Istituto Bruno Leoni spiega con estrema chiarezza perché il canone rai è un'imposta inaccettabile sia dal punto di vista morale sia dal punto di vista giuridico. Ora che il governo vorrebbe agganciarla alla fornitura elettrica, lo è doppiamente. "Da tariffa per la fruizione di un servizio pubblico in regime di monopoli - spiega l'Istituto Bruno Leoni - il canone Rai è diventato una vera e propria imposta pagata sulla base della presuzione di un televisore". Insomma, si paga indipendentemente dal fatto che il televisore venga usato per guardare i programmi di viale Mazzini. Con la riforma questo principio viene portato all'esasperazione creando, a detta dell'Istituto Bruno Leoni, un vero e proprio "mostro giuridico". "Agganciare il canone Rai al servizio elettrico - spiegano lo renderebbe un'imposta nascosta all'interno di una tariffa che è il corrispettivo di un servizio che con la programmazione della Rai non c'entra nulla". In questo modo, il governo trasformerebbe la più odiata di tutte le tasse in "una forma di prestazione patrimoniale nascosta". Non solo. A livello giuridico, dunque, nascondere l'imposta in una bolletta renderebbe più difficile per il contribuente "capire quale sia la somma pagata a titolo di canone Rai e quale pagata per il consumo di elettricità".

Chi sarà a pagare? Non più chi ha una tv, ma chiunque ha la luce in casa. Se dovesse opporsi a questa imposta ingiusta, il contribuente dovrà dimostrare al Fisco di non avere alcun device che possa permettergli di guardare la tv di Stato. Negli anni passati, per baipassare le obiezioni di quanti pretendevano di non dover pagare il canbone non vedendo la Rai, la giurisprudenza ha sentenziato che "il corrispettivo fosse collegato al possesso della televisione e non alla fruizione del servizio". Adesso, per "aumentare arbitrariamente il gettito", il governo ha pensato bene di allargare a dismisura la platea da tassare. Dovrà infatti pagare chiunque abbia un dispositivo in grado di ricevere il segnale e, quindi, trasmettere la Rai (tablet, pc e smartphone). "In questo modo - chiosa l'Istiututo Bruno Leoni - il governo fa pagare furtivamente tutti".

Furtivamente perché, fanno notare, uno smartphone o un tablet "servono a molti altri servizi prima che a vedere la Rai".

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