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Caos sulla ricostruzione, sul terremoto si litiga già

Renzi se la prende con Bruxelles per i soldi alle scuole. Scontri in aula. Forza Italia: "Slogan senza progetto"

Caos sulla ricostruzione, sul terremoto si litiga già

Roma - No alle tende. «Siamo vicini all'inverno e nei territori colpiti dal sisma fa già molto freddo». No a quei taccagni di Bruxelles. «Sarebbe un atto profondamente ingiusto e illegittimo non scomputare le spese per l'edilizia scolastica dal Patto di Stabilità». Sì invece all'unità nazionale per la ricostruzione. «Su Casa Italia - dice Matteo Renzi alla Camera - chiamiamo al comune lavoro e a un impegno condiviso tutte le forze politiche». Ma per Forza Italia queste sono solo belle chiacchiere. «L'emergenza - sostiene Renato Brunetta - è stata gestita male con armi di distrazione di massa, l'inverno è alle porte e le popolazioni sono state abbandonate. Noi siamo pronti a collaborare, non a renderci complici degli errori del governo».

Insomma, per Fi che ha presentato un dossier sull'argomento, Casa Italia «è uno slogan senza progetto» e la mano tesa del premier una promessa non mantenuta. «Renzi il 28 agosto ha dichiarato che avrebbe coinvolto le opposizioni e invece non ci sono stati contatti, nemmeno sulla scelta di Vasco Errani come commissario straordinario. Se oggi è alla Camera, è perché gli è stata chiesta un'informativa». Brunetta punta il dito pure sui «ritardi» normativi. «Il secondo decreto annunciato e perso nella nebbia, la polemica con la Ue, i numeri che non corrispondono, i container soltanto a Natale, una vergogna per un Paese civile». E poi, «di ricostruzione non si parla più e i sindaci brancolano nel buio».

Renzi si difende snocciolando numeri. «Il sistema dell'emergenza ci ha consentito di salvare 238 persone. Il terremoto del 24 agosto ha fatto 294 vittime e quella del 30 ottobre e la scossa più violenta dal 1980. Ci consola che non abbia fatto altri morti, però adesso ci sono trentamila persone assistite, undicimila sono alloggiate in alberghi e strutture ricettive, le altre in strutture pubbliche. Sul campo abbiamo 6.500 soccorritori».

E le tende? E le proteste dei cittadini? I sindaci hanno detto di sentirsi abbandonati. «Abbiamo cercato - spiega il presidente del Consiglio - di evitare le tendopoli per il freddo e questo ha creato qualche elemento di tensione. Sono state individuate altre soluzioni alloggiative, in prossimità ma provvisorie, in attesa delle casette di legno, con le quali dovremo affrontare tutta la fase della ricostruzione». Per i container, «rimettiamo la scelta alle amministrazioni locali». Quanto alle attività economiche, «Lazio e Umbria hanno già effettuato delle gare per stalle e fienili provvisori».

Un altro capitolo cruciale è quello delle scuole. Renzi dice che «stiamo svolgendo una nuova analisi e verifica puntuale, edificio per edificio» e vuole poi girare il conto all'Unione Europea, che non sembra molto d'accordo. Matteo però insiste. «Non considerare evento eccezionale il sisma sarebbe un atto profondamente ingiusto. Ribadisco anche qui in Parlamento che tutto ciò che servirà all'edilizia scolastica, non solo nei territori interessati dal sisma, dovrà essere scomputato dal Patto, e questo non perché vogliamo violare le regole ma perché vogliamo rispettarle». Il dibattito che segue non è certo in spirito collaborativo, ci sono pure scintille tra Renzi e la Polverini. Intanto al Senato, dove la commissione Bilancio deve riconvertire in legge il primo decreto, parla Errani e annuncia tempi duri per la gente dell'Appennino. Il lavoro di ricostruzione sarà immenso, il commissario prevede oltre 250mila verifiche di agibilità delle case. «Se fossimo giapponesi dovremmo abbandonare quelle terre.

Ma non siamo giapponesi, non possiamo abbandonare una parte così importante del nostro Paese».

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