Cara Boldrini, anche questa è una donna

Assordante silenzio da parte di quelle istituzioni che solitamente sono solerti nel condannare le aggressioni contro il genere femminile

La poliziotta Margherita Buttarelli all'ospedale di Rimini
La poliziotta Margherita Buttarelli all'ospedale di Rimini

Le cose sono andate così: Margherita Buttarelli, in forza come assistente capo alla Polizia di Rimini, terminato il servizio tornando a casa vede tre africani che palesemente molestavano - con gesta e parole pesanti - un gruppo di donne. Smontata dalla bicicletta, l'agente si avvicina al terzetto invitandoli, con le buone, di smetterla e di «circolare». Dei tre, uno segue il consiglio e si allontana mentre gli altri due si fanno sotto intimando alla Buttarelli di non impicciarsi nei fatti loro. Per tutta risposta costei si qualifica, mostrando il distintivo, gesto evidentemente ritenuto provocatorio e certamente razzista dai due teppisti che le si avventano contro prendendola a pugni, fino a romperle il setto nasale. Giunti i rinforzi, mentre l'agente veniva portata al pronto soccorso i carabinieri riuscivano a individuare uno degli aggressori, un marocchino già schedato per spaccio, aggressione e resistenza a pubblico ufficiale, arrestandolo. Tutto questo in pieno giorno e in pieno centro di Rimini. E proprio mentre lì appresso si stava svolgendo una manifestazione - «Rompi il silenzio» - promossa dal Comune contro la violenza sulle donne.

A modo suo, l'episodio, che sicuramente sarà riportato in qualche riga come banale fatterello di cronaca, il silenzio lo ha rotto. Ma a parte il questore di Rimini, Alfonso Terribile, che ha preannunciato l'intenzione di proporre la Buttarelli per un riconoscimento ufficiale, senza che altri rappresentanti delle istituzioni o della società che vanta d'esser civile ne abbiano tratto motivo d'indignazione. Meno che mai il sodalizio politicamente corretto che predica la «costruzione culturale» di genere. Dal quale svetta, tanto per fare un nome, una musa come Laura Boldrini, la più solerte a denunciare la «cultura sessista» della quale uno dei dogmi sarebbe rappresentato dalla propensione dell'uomo ad alzare le mani. Se nativo, però. Quando ad alzare le mani su una donna e una donna poliziotta, per giunta, è un marocchino o uno zingaro o altro «migrante», la cultura di questi fa aggio su quella corrente nel Belpaese.

Così che se di rito africano o islamico, il deprecato sessismo diventa golosa chicca multietnica meritevole del rispetto che in nome dell'invadente relativismo si deve ad ogni sfaccettatura delle culture. Insomma, per quel sodalizio, Margherita Buttarelli se l'è andata a cercare, se l'è voluta. Peggio per lei.

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