Cronache

Caro collega, mi piaci e ti voglio ma non c'è futuro

II fatto è che io non ti amo. E non ti voglio per sempre. Ma non voglio non volerti. Voglio sostare davanti all’amore

Caro collega, mi piaci e ti voglio ma non c'è futuro

Caro Collega,

guardarti è bello, ma toccarti è meglio.

Sei giovane, poderosamente virile e con muscoli eleganti e fermi che ti definiscono la pelle. Deltoide, bicipiti, grande gluteo e persino il vasto mediale sono la forza del tuo erotismo. Ma anche gli occhi sempre luccicanti, la bocca umida e tumida, i denti un po' sgranati e vividi e la tua andatura impetuosa. Mi piace accarezzare i tuoi sorrisi, disordinare i tuoi capelli e percorrere le tue braccia. In tutti i modi possibili. Stare con te è gustoso e rallegrante. Giovane collega e vicino di scrivania. Sei impavido, dolce, comico, spesso irriverente. Sei innamorato di me, dici. Mi racconti le tue emozioni, mi ripeti tante volte le prime che hai avuto e quelle dell'ultimo momento. Scoprirmi ogni giorno ti ha sorpreso. Ti sentivi deluso dall'avere percepito la mancanza di anima nelle donne «in carriera». Mi parli di femmine seduttrici e manipolatrici, mentre tu hai una idea romantica ma concreta della donna. Di me ti è piaciuta la forza delle convinzioni.

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Sei molto attento e a volte ho l'impressione, con un po' di disagio, che mi invadi troppo. Quasi non rispetti i miei pensieri e la mia diversità da te, pur mostrando di esserne conscio. Mi divertono e mi commuovono le tue impervie motivazioni che giustificherebbero, come tu dici, il «nostro stare insieme».

Ma parli troppo. Sembra che tu voglia convincere te stesso, prima di me. E questo mi dà un po' di fastidio.

Ci sono sensazioni che non devono essere disturbate dalle logiche della ragione. Esistono per alchimie imponderabili e il solo descriverle le fa evaporare. Alla fine sono niente se non la ricchezza del momento che le fa emergere. Ma quel niente bisogna goderlo nell'incoscienza. E possibilmente nel silenzio.

Il fatto è che io non ti amo. E non ti voglio per sempre. Ma non voglio non volerti. Voglio sostare davanti all'amore. Non oltrepassarne la soglia. Rimanere ferma al margine del sentimenti. Voglio respirare l'alba e ignorare il giorno che verrà. Sono egoista? Forse. Quasi tutti gli uomini lo sono e non vedo perché non possa esserlo una donna, in questo clima di confusione e di uguaglianza un po' cialtrona. Che c'è anche nella nostra azienda.

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Non ti ho cercato io, sono stata subito chiara e persino aggressiva nel cercare di allontanarti. Relazioni sul posto di lavoro, creano disordine e problemi. Insisti e mi coinvolgi, però, ogni volta che non so dirti di no.

È evidente, a quel punto, il potere lo prendi tu, con la tua allegra sensualità e il desiderio ingordo. Mi stordisci, nella pausa caffè, coi tuoi racconti, i progetti, i sogni davvero irrealizzabili che coltivi senza sosta. Sai trovare sempre le parole più sorprendenti per farmi sentire l'unica donna tramite della felicità possibile.

Ma il «sogno di stare insieme per il resto della nostra vita» è un incubo che ogni volta rompe il prodigio che tu abilmente costruisci intorno a noi.

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Ti ho spiegato all'infinito cosa intendo io per amore, coppia, vivere insieme. Intanto la coppia è un'invenzione del mondo moderno, fondata sull'attrazione e sull'obiettivo della felicità. È un'illusione: le dinamiche che ne sono il collante non possono durare nel tempo. La coppia unita dalla ricerca della felicità reciproca, è destinata a dissolversi in breve tempo. Dura, finché dura il desiderio erotico.

Se scegli qualcuno per condividere ogni giorno la tua intimità, il tuo sonno, i risvegli, il disagio, la gioia, la fatica, non puoi farlo solamente forte dell'attrazione fisica, o comunque emotiva che riconosci di avere per quella persona. Pur nella reciproca libertà di pensiero, e se vuoi anche di tempi dedicati al lavoro o al divertimento, c'è sempre un territorio di esperienza quotidiana comune.

Uno spazio in cui inevitabilmente si confrontano e quasi sempre si scontrano le diversità senza possibilità di mediazione. Di temperamento, di educazione, di obiettivi, di reddito, di età. Queste variabili possono fondersi in armonia solo se c'è un progetto più ampio, che non sia quello precario e claustrofobico della coppia, vitale solo fino a quando è vigorosa la forza dell'eros.

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Tu sei un uomo straordinario, hai una grande sensibilità estetica, sai apprezzare il particolare, sei a tuo agio e metti a tuo agio chiunque in qualsiasi stato d'animo; sei privo di barriere protettive e insieme proiettato a scoprire la particolarità degli altri. Sei tenero e tutelante. Sei anche un gran figo. Qualsiasi donna ti vorrebbe, ma il nostro incontro mi propone una prospettiva di minaccia. Perché ti sei fissato con una donna che ha il doppio dei tuoi anni? Qual è il tuo problema patologico che io non riesco a riconoscere? Perché vuoi Demetra invece di Afrodite? Ma con tutta l'intelligenza emotiva che hai, non riesci a comprendere che con me puoi fare un progetto tutt'al più a brevissimo termine? Tanto per cominciare non sono più nell'età riproduttiva, e dunque devi rinunciare all'idea di avere un figlio. E quindi alla prospettiva del completamento e dell'approfondimento della tua storia personale, verso orizzonti più ampi che non siano quelli di spartire, per quanto con gioia, le nostre due solitudini. Poi entri nella mia vita già organizzata e stratificata negli anni, con abitudini, case, frequentazioni di posti e persone che ormai fanno parte della mia personalità. Non posso disintegrare tutto per te. Vorrei certo ampliare le esperienze, le emozioni e tu me ne daresti certo l'occasione. Sarebbe tutto in più e tutto forse interessante. Ma sarebbero inevitabili paragoni, gerarchie di scelte, differenze di opportunità.

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Parliamo dell'identità. Non so per quanto tempo tu, giovane uomo, alla prima esperienza lavorativa e con contratto a termine, come mio assistente, reggeresti l'impatto con la mia identità di donna più grande, affermata e molto più capace economicamente. Non sono vissuta inutilmente in tutti questi anni: ho acquistato esperienza, autorevolezza, capacità di decidere. E mi hai più volte detto che questo ti piace di me. Non so neppure immaginare quale possa essere l'imbarazzo di una discussione tra di noi, persino su temi teorici. «Zitto tu che non capisci niente». «Zitta tu che sei ormai rimbambita». E veniamo all'inevitabile deterioramento fisico dell'età.

Prima o poi dovrò mettermi, se non una dentiera, un impianto. Ancora per fortuna non è il tempo, ma conosco poche persone mature che non abbiano supporti tecnici di questo genere, o progressive invalidità da artrosi, o problemi cardiaci. Dovrei nasconderli tutti per malizia o per pudore? O dovrei condividere queste ansie con te, così sfrontatamente giovane e sano? Esteticamente poi, nel tempo, offriremmo un impatto ridicolo e confusivo per i più. Daremmo adito alle più bieche e squallide battute sulla nostra sessualità, o sulle mie corna, o sul tuo sfruttamento della situazione. Ho paura. Ho paura di succhiare e di comprimere la tua vita. Ho paura di sprecarti. Ho paura di incrinare la mia dignità.

È inutile che continui a ripetermi che un uomo al posto mio farebbe i salti di gioia e rinuncerebbe a qualsiasi cosa per gustarsi ogni giorno e ogni notte una donna della tua età. È vero ciò che dici; e trovo davvero inquietante che molti lo facciano senza porsi alcun interrogativo; in realtà mi risulta che, dopo un po' quegli uomini abbiano una vita triste.

E non è meno allegra quella delle loro donne, a meno che non ereditino capitali cospicui o pensioni a lungo termine.

Io credo che il significato di ognuno di noi stia nella capacità di riconoscere e coltivare la propria dignità, il senso di sé, e della posizione nel mondo, che non può essere mercanteggiato con nessun piacere e nessun interesse. È un'impresa complicata: non finisce mai e incontra ostacoli ogni giorno, che ti suggeriscono di seguire quell'istinto che hai invece saputo modellare sulla limpidezza faticosa di valori quali la lealtà, l'onore, il decoro. L'onestà con se stessi. Tu sei un grande, terribile, adorabile ostacolo. Sei una tentazione insolente.

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Sono gratificata dalla tua amabilità, ma sento anche la responsabilità della tua fiduciosa ingenuità verso la vita e le persone. Dunque. In realtà sarei persino indotta a cedere pezzetti della mia dignità, ad affrontare il rischio del sarcasmo altrui, della tua pietà o crudeltà, pur di assicurarmi una manciata di tempo tra le tue braccia, respirando la vita dai tuoi occhi e dalle tue parole. Però sei un ragazzo molto buono e ricco di qualità, che meritano di esprimersi in una storia di vita articolata e profonda. In progetti che richiedono il meditato e cauto svolgersi nel tempo.

Anche se poi dovrai fare i conti con la debolezza, la propensione al competere, la mancanza di coerenza, il narcisismo che, prima o poi, si insinueranno nella tua anima oggi ancora pulita. Molti uomini, infatti, a un certo punto della loro vita, si ritrovano in una sorta di vile acquattamento ai loro istinti meno educati e più ingovernabili. La donna che hanno vicina, per quanto amata, esce, da questa esperienza ferita, respinta e stremata. E tanto più lo è, quanto più si è consegnata fiduciosa all'uomo che l'aveva voluta. Forse tu non ti troverai a disperderti nell'oscurità del cuore, forse sarai capace di vedere lontano e così potrai non infliggere dolori inutili e cattivi a chi amerai. Ma io, mio caro giovane tesoro, proprio non voglio ricevere altri calci nel cuore e carezze bugiarde. Ho paura, in realtà, degli uomini. Mi lascio amare, quindi, ancora per un po' e finché ho la forza di dirti di no. Forse sono frigida.

Se mi vuoi, è così.

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