La capitana torna a casa, libera e bella, come avevamo facilmente previsto dopo l'interrogatorio alla procura di Agrigento di giovedì, che sembrava l'epilogo a taralucci e vino di una sfida insopportabile dei talebani dell'accoglienza. «É sulla buona strada per la Germania» hanno spiegato ieri i suoi amici dell'Ong tedesca Sea watch. Dettagli sui tempi e modi vengono tenuti segreti «per ragioni di sicurezza». Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, non è neppure riuscito a sbatterla fuori con un sonoro decreto di espulsione come avrebbe voluto fin dall'inizio. «Pure la zecca tedesca mi ha denunciato», l'ha apostrofata il ministro. Gli insulti su Carola Rackete, travestiti da commenti, che a migliaia sono piombati sul suo profilo Facebook sono non solo uno sfogo inaccettabile, ma il simbolo della sconfitta.
Una sconfitta, purtroppo, non solo degli urlatori da tastiera, ma pure dei moderati dotati di buon senso, che credono nello Stato e nel rispetto delle leggi. Carola, in nome di un superiore dovere umanitario, ha recuperato i migranti davanti alla Libia, più che soccorso perchè il gommone non stava affondando portandoli dritta in Italia. Non l'ha neppure sfiorata l'idea che poteva dirigere la prua sulla Tunisia, porto più vicino e sicuro, nonostante l'opinione contraria di Amnesty international o altri fiancheggiatori dei talebani dell'accoglienza.
Poi ha forzato un blocco imposto dal Viminale e alla fine ha quasi schiacciato una motovedetta della Finanza sulla banchina per sbarcare i migranti, che non erano minimamente in pericolo di vita. E non avevano, nella gran parte dei casi, diritto all'asilo. Una giudice per le indagini preliminari le ha dato addirittura ragione sancendo il superiore diritto umanitario, che di fatto permette alle Ong di fare quello che vogliono sostituendosi allo Stato. Il ricorso della procura, che sembra pensarla esattamente all'opposto, è passato sotto silenzio rimanendo secretato. A differenza dell'ordinanza del Gip che era stata subito resa pubblica facendo diventare Carola l'eroina dei due mondi.
L'aspetto più grave, colto da pochi, è che la capitana ha violato impunemente la nostra sovranità nazionale come se fosse un gioco da ragazzi. Adesso festeggerà la «vittoria» pure in Germania, dove la considerano l'eroina dei due mondi. Anche se la Cassazione accoglierà le tesi della procura che dà torto a Carola e alla sua Gip liberatrice non tornerà nemmeno agli arresti domiciliari. E l'inchiesta per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina vedrà la luce chissà quando e con quali distinguo. Nel frattempo l'attivissimo fronte legale delle Ong potrebbe pure riuscire, come è già accaduto, a farsi dissequestrare Sea watch 3.
La nave della discordia umanitaria tornerebbe a salpare per ripetere lo stesso copione della capitana con un'Italietta che sarebbe incapace di difendersi dalla schiera dei talebani dell'accoglienza. Buona vita a Carola in Germania, ma a una vasta fetta di questo Paese, che ha sempre creduto nella sovranità nazionale e che non si può violare impunemente la legge resta l'amaro in bocca.
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