La carriera di Chouchane: prima Al Qaida, poi da noi

Il capo dell'Isis di Sabrata già nel 2003 voleva unirisi alle bande di Al-Zarkawi in Irak, ma fu arrestato in Siria. E da jihadista ha vissuto indisturbato in Italia

La carriera di Chouchane: prima Al Qaida, poi da noi

Noureddine Chouchane, il super terrorista tunisino ucciso a Sabrata dai caccia Usa, nel 2003, prima di arrivare in Italia con documenti falsi, stava andando a combattere in Iraq contro l'invasione americana, ma è stato arrestato in Siria. Lo ha rivelato il fratello Bilal in un collegamento radiofonico dopo il raid americano (ascolta qui l'audio). Non solo: la cellula che ha tenuto in ostaggio i 4 ostaggi italiani negli ultimi otto mesi, secondo una fonte tunisina ben informata, «faceva parte della fazione di Ansar al Sharia, che ha giurato fedeltà allo Stato islamico» guidata da Chouchane. I rapiti sono stati preziosi per l'autofinanziamento con il riscatto, non per tagliarli la gola davanti a una telecamera. La moglie, Madeeha Azima Mahmoud, si sarebbe unita ai carcerieri dei nostri connazionali dopo le bombe Usa del 19 febbraio. Le fonti tunisine sostengono che «al 90% è suo il cadavere fotografato dai miliziani di Sabrata vicino ai due ostaggi italiani uccisi appena fuori città». Se verrà confermato dall'inchiesta non ci saranno più dubbi sul marchio delle bandiere nere sul sequestro, che il governo si affanna a smentire.

«Mio fratello si è diplomato a Sousse nel 2001 poi è andato in Italia la prima volta l'anno dopo», raccontava il 22 febbraio Bilal Chouchane a radio Shems di Tunisi, tre giorni dopo l'uccisione di Noureddine sotto le bombe Usa. «Nel 2003 ha deciso di partire per l'Iraq per andare a combattere contro gli americani, ma è stato fermato in Siria e arrestato. In carcere è rimasto un mese e mezzo. Quando lo hanno liberato è andato in Italia, ma era senza documenti», continua Bilal. Il futuro emiro di Sabrata «è rimasto un primo periodo in Italia con documenti falsi» sostiene il fratello. Nel 2007 ha ottenuto un permesso di soggiorno ad Ancona e tre anni dopo gli è stato rinnovato a Novara. «I documenti regolari dall'ambasciata (tunisina) li ha ottenuti solo dopo la primavera araba», spiega il fratello del terrorista defunto. Il Giornale ha scoperto che nel gennaio 2011, quando il regime di Ben Alì stava crollando, Chouchane aveva ritirato il passaporto al consolato tunisino di Genova. Il fratello spiega che in Italia «si comportava bene, scriveva, telefonava, andava alla moschea e si è fatto crescere la barba». Secondo le fonti tunisine del Giornale «durante il periodo italiano era in contatto con Sharia 4 Belgio, il gruppo salafita che nel 2015 è stato designato come organizzazione terroristica». Bilal conferma che il fratello «ha lasciato l'Italia nel 2011 per andare (a combattere) in Siria, ma poco tempo dopo era in Libia. Lo abbiamo capito dal prefisso del numero di telefonino che usava per chiamarci». La fonte attendibile tunisina sostiene che «Chouchane ha avuto contatti in Italia e in Siria con il jihadista italiano Del Nevo». Il ragazzo partito da Genova e morto combattendo nel 2013, che era stato probabilmente reclutato ad Ancona. Tutte città di passaggio per il futuro emiro di Sabrata. Chouchane, prima di arruolarsi nella guerra santa, viveva nel quartiere multietnico Sant'Agabio di Novara. Nel gennaio 2015, dopo il primo attentato a Parigi, il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha espulso 9 jihadisti compresi 5 tunisini. Fra questi Ben Salah Ben Sadok, che viveva nel quartiere novarese di Chouchane da anni. Nello stesso periodo il Viminale ha emesso un decreto di espulsione per «motivi di sicurezza nazionale» per Chouchane, ma era già a Sabrata ad impiantare un campo di addestramento per 200 tunisini, che volevano tornare in patria per instaurare il Califfato.

Non molto lontano c'era l'appartamento prigione degli ostaggi italiani, che ricordano lo spostamento d'aria delle bombe Usa. Poco dopo il raid sono arrivate altre persone, che sembrano scappate dall'attacco. Gli ostaggi sentono le voci e capiscono che si tratta di donne e bambini.

Il 2 marzo gli italiani vengono divisi. Failla e Piano sono costretti a salire su un fuoristrada. Nel mini convoglio di due mezzi c'è anche una donna con un bambino. Nel deserto fuori città la brigata «Febbraio al Ajilat-2» di Sabrata li intercetta ammazzandoli tutti (2 italiani e 7 tunisini). Nei raid delle ore precedenti i miliziani hanno sequestrato documenti e appunti dei tunisini di Ansar al Sharia legati allo Stato islamico.

Su un foglietto strappato si legge il versetto 101 del Corano con sotto la firma di chi l'ha copiata: «Madeeha Azima Mahmoud», la moglie di Chouchane, l'emiro ucciso dagli Usa. La fonte tunisina del Giornale riconosce «al 90% il cadavere» della donna fra quelli fotografati dai miliziani, che hanno ucciso i poveri Failla e Piano.(ha collaborato Luigi Guelpa)

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