Via Conte, basta, fuori, e sotto con il governo istituzionale, «non politico» ma forte, fortissimo, internazionale, «di alto profilo». E quindi, ecco a voi Mario Draghi, convocato sul Colle per oggi a mezzogiorno, ecco la carta di Sergio Mattarella per guidare l'Italia fuori dalle sue tre emergenze, «sanitaria, economia e sociale», ecco l'arma finale per mettere in salvo il Paese. Elezioni? No, niente voto, dice il presidente, non possiamo perdere quattro mesi mentre infuria il Covid e si deve negoziare il Recovery Fund con la Ue.
Il sogno del professore di Volturara Appula di fare tripletta a Palazzo Chigi s'infrange dunque in serata, durante l'ultimo vertice tra i partiti e l'esploratore, quando si incrociano i nomi, scattano i veti e si litiga persino sul verbale della riunione. E all'ora di cena, con mezza giornata di ritardo, mentre tra i giallorossi già volano gli stracci, Roberto Fico sale sul Colle e si arrende. «Presidente, siamo su un binario morto, Restano troppe distanze tra le parti, allo stato attuale non ci sono le condizioni per dare vita a un governo».
Il capo dello Stato prende atto del flop e subito, all'ora di cena, si presenta in tv e pronuncia un discorso drammatico. «Abbiamo due strade davanti. La prima, l'esercizio della democrazia, ha delle controindicazioni pesanti». La seconda è affidarsi a Supermario. Non c'è più tempo da perdere, spiega Mattarella, serve «un esecutivo nel pieno delle sue funzioni e non con una capacità ridotta al minimo», incapace di vaccinare gli italiani e di ottenere i 209 miliardi da Bruxelles. «Durante le consultazioni era emerso che l'unica possibilità per dare vita a un governo politico era partendo dalla maggioranza uscente». Da qui l'incarico al presidente della Camera. Fallito. Non sono bastati tavoli e incontri, non è servito nemmeno l'estremo giro di telefonate ai leader del presidente della Camera. «Niente da fare, sono muro contro muro».
L'incontro al Quirinale dura una quarantina di minuti. Fico arriva a mani vuote. Sergio Mattarella, che pure aveva sperato di riaccendere la coalizione uscente, ha fiutato l'aria da ore, ma adesso vuole sapere tutto. Vuole «i dettagli», i particolari della trattativa, i motivi veri della rottura. L'esploratore riferisce. Il balletto sui vicepremier, le pretese di Matteo Renzi, il no su tutta la linea dei grillini: Mes, ministri, Arcuri, Azzolina. Il gioco al rialzo di Iv, la chiusura totale del M5s, il ruolo passivo del Pd. E capisce che la legislatura è morta.
Però non si può votare. «Nel 2013 dallo scioglimento delle Camere a un governo sono passati quattro mesi, nel 2018 cinque». Oggi non possiamo permettercelo. «Si tratterebbe di tenere in Paese con un esecutivo senza pienezza di poteri in mesi cruciali. Il virus può essere vinto o ci può travolgere di nuovo. I vaccini dovranno essere somministrati alla maggior parte possibile della popolazione. Entro aprile, meglio prima, dovremo presentare il nostro piano per ottenere gli aiuti europei per la ricostruzione. Presto scadranno pure i blocchi dei licenziamenti». Mattarella teme per una rivolta sociale. «Ci sono emergenze non più rinviabili», l'Italia non può rimanere appesa. Serve una mano ferma, qualcuno che abbia peso in Europa.
Mario Draghi, appunto. Il capo dello Stato rivolge un appello ai partiti perché mettano da parte le proprie convenienze e sostengano l'ex presidente della Bce, che appare oggi l'ultimo ancoraggio di un Paese sbandato. Il più contento sarà Renzi, ma anche Pd e i centrodestra dovrebbero essere della partita. Dubbi sui grillini, ma se la sbrigherà l'incaricato.
Mattarella e scuro, nervoso. Sente il peso del momento. Già in mattinata ricorda come Antonio Segni ritenesse opportuno inserire nella Costituzione il principio della «non immediata rieleggibilita» del presidente, per evitare «il sospetto che qualche suo atto sia compito al fine della rielezione». Fatta quella riforma, sosteneva Segni, si potrà abrogare pure il semestre bianco, «che altera il delicato equilibrio tra i poteri» e rende l'inquilino del Colle un'anatra zoppa.
E facendo sue le parole dell'ex capo dello Stato, manda due messaggi precisi. Primo, io non sono disponibile a un bis, «non siamo in una monarchia». Secondo, se la carta Draghi non funziona, le elezioni anticipate sono sempre sul tavolo.
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