Casalino l'intoccabile blindato. È l'uomo ombra di Casaleggio

L'opposizione ne invoca le dimissioni. Ma non corre rischi: è il controllore del governo. E la Lega minimizza

Casalino l'intoccabile blindato. È l'uomo ombra di Casaleggio

N el governo normale di un Paese normale, Rocco Casalino sarebbe già con la valigia in mano, in cerca di una nuova scrittura al Grande Fratello o simili. Non nell'Italia del giulivo premier Conte. Dopo una mattinata di bufera, con mezzo mondo (dai direttori di giornale a tutta l'opposizione, incluso l'ex premier Gentiloni: «Non è più compatibile con la sua funzione», dice secco) che ne reclamano le dimissioni, è lo stesso Casalino a spedire dal suo cellulare un comunicato firmato «Giuseppe Conte» in cui il «mio portavoce» viene blindato al suo posto da 169mila euro l'anno: «Gli ribadisco la mia piena fiducia e approfitto per ribadire la piena compattezza e unitarietà (sic) del governo». Con un'aggiunta dovuta, per mettere una pezza a colori sulle pesanti minacce ai tecnici del ministero dell'Economia lanciate dal portavoce medesimo: «Stiamo lavorando tutti, con il sostegno delle strutture amministrative, per realizzare le riforme etc. etc». Gli esponenti della Lega incassano, ma mostrano qualche imbarazzo: «Non mi appassionano gli audio rubati», sorvola Salvini. «Un portavoce non ha il potere di licenziare i tecnici. E poi basta non avere il portavoce, come me», chiosa Giorgetti.

Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse dietro anche una sofferenza autentica. Quella dello stesso Conte, ad esempio, che in più sedi si è privatamente lamentato degli imbarazzi anche internazionali che l'attivismo dell'Ing. Casalino gli ha procurato (memorabile il dito medio contro Macron), e a più riprese ha implorato i suoi referenti M5s di levarglielo di torno. Ricevendo per tutta risposta un «non ci pensare neppure». Rocco non si tocca, e il perché è chiaro: è lui la longa manus della Casaleggio dentro il governo; il controllore, per conto della Ditta, dei vari dilettanti messi a fare i premier, vicepremier, ministri etc. Nel 2012 venne individuato dal fu Casaleggio senior come perfetto esecutore della propaganda grillina, nel 2013 fu piazzato a mo' di cane da pastore nel vasto gregge di neo-parlamentari. Ha dimostrato la propria efficienza riducendo in pochi mesi all'obbedienza nutrite schiere di giornalisti e soprattutto di conduttori tv, cui ha imposto le regole della casa, facendo in modo che gli esponenti Cinque Stelle godessero sempre di tribune protette da ogni contraddittorio e di interviste addomesticate e pre-controllate. Nessun uomo di governo M5s fa dichiarazioni o comparsate tv senza il suo timbro. Il suo spiccato istinto per la propaganda è indiscutibile. Del resto lui stesso lo ammetteva, anni fa: «Ho scoperto di avere un lato cattivo, di essere un falso, un manipolatore». Esattamente quel che ci vuole per occuparsi dei Cinque Stelle. Stavolta, forse inebriato dal senso di onnipotenza, ha fatto il passo più lungo della gamba, soprattutto se - come in molti sospettano- è stato lui stesso a far circolare quel messaggio stile Godfather, che serve chiaramente a precostituire l'alibi a Di Maio & Co. per il probabile fallimento del reddito di cittadinanza: colpa dei perfidi tecnici del Mef, che impediscono ai Cinque Stelle di distribuire stipendi di Stato a pioggia.

Così ieri il povero Rocco, finito nel ciclone, è stato costretto a fare una serie di telefonate di scuse, dal Quirinale al Mef, per spiegare compunto e addolorato che il suo era solo un messaggio privato, che forse aveva un po' esagerato coi toni ma che quelle parole erano «una libera esternazione riservata» e che mai e poi mai lui avrebbe pensato che dei cattivissimi giornalisti le divulgassero, tradendo la sua fiducia. Chissà se qualcuno se la è bevuta.

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