il caso

Francesca AngeliRoma È caos sul 730 precompilato. I rimborsi per le spese farmaceutiche potrebbero arrivare in ritardo perché i dati non saranno inseriti nel modello messo a punto dall'erario. Ma chi è il responsabile del mancato inserimento? Ovviamente anche per questo impasse si assiste al solito scaricabarile tra Agenzia delle Entrate, Garante della Privacy e pure Federfarma.La miccia è stata innescata ieri dal direttore dell'Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, che durante un'audizione alla Camera ha spiegato che le spese mediche verranno registrate mentre le spese per i farmaci potrebbero non rientrare nel 730 precompilato.«C'è un problema con le farmacie, alcune associazioni di categoria nonostante la legge, hanno equivocato sul termine e non hanno conservato parte degli scontrini - ha spiegato la Orlandi - C'è una difficoltà tecnica oggettiva, le informazioni sono irrecuperabili». Dunque anche se il provvedimento era noto da tempo «c'è stato un problema di comprensione di quello che dovevano fare i farmacisti», ha insistito la Orlandi che sta cercando una soluzione con Sogei (società che si occupa dell'informatizzazione della Pubblica amministrazione) perché se si prorogassero i termini per l'invio dei dati sanitari di un paio di settimane a quel punto anche i rimborsi arriverebbero in ritardo.Si tratta comunque di dati sensibili e dunque entra in gioco anche il Garante della Privacy che, ha detto sempre la Orlandi, ha dato ai contribuenti un mese di tempo per inibire il trattamento del dato. Questo significa che i dati non potranno essere trattati prima di marzo e dunque, ha concluso il direttore dell'Agenzia delle Entrate: «20 milioni di contribuenti avranno un ritardo nell'erogazione dei rimborsi».Ma Federfarma e Garante della Privacy non incassano le accuse in silenzio.La prima ricorda di aver lavorato da subito «a pieno regime» sottolineando che il decreto che conteneva le specifiche tecniche per l'invio dei dati è stato pubblicato l'11 agosto 2015 e dunque soltanto da quel momento «è stato possibile procedere all'adattamento dei programmi gestionali delle farmacie». E soltanto con il decreto, insiste Federfarma, è stato possibile superare le difficoltà legate al rispetto delle privacy perché in quel provvedimento sono state chiarite le modalità con le quali il cittadino può esprimere il consenso o il diniego alla trasmissione dei dati sensibili. L'appunto della Orlandi non piace neppure al Garante per la Privacy che ritiene l'attribuzione della responsabilità di eventuali ritardi in capo al Garante «non solo assolutamente priva di fondamento ma anche ingenerosa».

Semmai si sottolinea sono l'Agenzia delle Entrate ed il ministero dell'Economia che hanno inviato soltanto il 20 luglio 2015 il provvedimento attuativo relativo all'utilizzo dei dati delle spese sanitarie per richiedere il parere del Garante che nel giro di 10 giorni ha risposto dimostrando come sempre «una fattiva e tempestiva collaborazione».

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