Ora le istituzioni si accorgono di Stefano Cucchi. Domani il ministro della Difesa Elisabetta Trenta e il comandante generale dell'Arma Giovanni Nistri incontreranno Ilaria, la sorella del geometra romano di 31 anni arrestato il 16 ottobre del 2009 dai carabinieri per droga +dale Sandro Pertini.
«L'incontro è stato fortemente voluto dal ministro Trenta e si svolgerà in sede al ministero», fanno sapere dalla Difesa. La donna, che in questi anni si è battuta come un leone per sollevare il velo di omertà che copre la morte del fratello e giungere alla verità, e lo ha fatto anche quando tutti le ridevano in faccia e offendevano la sua famiglia, ha accettato con piacere l'invito, mentre qualche giorni fa aveva rifiutato quello del ministro Matteo Salvini, intenzionata a non vederlo fino a quando non riceverà scuse ufficiali per lei e la famiglia.
«Io e il legale della nostra famiglia, Fabio Anselmo, che sarà presente, ne siamo onorati - ha sottolineato Ilaria -. Hanno espresso la volontà di riceverci e noi ascolteremo cosa hanno da dirci».
La Trenta aveva espresso solidarietà alla famiglia Cucchi, dopo aver ascoltato il terribile racconto fatto dal carabiniere Francesco Tedesco, che aveva ricostruito il pestaggio puntando il dito contro i suoi colleghi, Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro, accusati di omicidio preterintenzionale. La ministra ha anche promesso alla famiglia delle vittima di farsi garante affinché chi «si è macchiato di questo reato pagherà».
Anche Tedesco ieri, per bocca del suo legale Eugenio Pini, ha espresso il desiderio di incontrare Ilaria e chiedere scusa. Contro di lui domenica su un cavalcavia a Brindisi era apparso uno striscione: «Per l'infame nessuna pietà, sei la vergogna della città».
La scritta è stata subito rimossa dagli uomini della Digos che ora sono a caccia dei responsabili. Porta la firma degli ultrà di Brindisi, gli stessi che due anni fa affissero lo stesso messaggio di insulti quando 2017 il militare finì nell'inchiesta. La parola «infame», però, potrebbe riferirsi non tanto alla sua scelta di collaborare con la giustizia, quanto al fatto che per nove anni abbia taciuto, nonostante sapesse, o almeno ora dice di sapere, chi malmenò Stefano subito dopo il suo fermo.
Del resto cori inneggianti al geometra erano stati cantati anche allo stadio e lo stesso striscione termina con la frase «Cucchi Vive».Ma saranno le indagini, che potranno contare anche sulle immagini di alcune telecamere di sorveglianza presenti nella zona, ad accertare chi sono stati gli autori e quali sono le finalità reali del gesto.
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