Roma Dopo quasi otto anni, per la prima volta, nella vicenda Cucchi si parla di omicidio. Il geometra di 32 anni morto il 22 ottobre del 2009 all'ospedale Pertini di Roma dopo essere stato arrestato per droga, secondo i pm è deceduto per le conseguenze di un violentissimo pestaggio compiuto dai carabinieri che lo avevano in custodia, Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Francesco Tedesco. Due anni e mezzo dopo l'apertura della nuova indagine e l'assoluzione in appello dei medici che curarono il ragazzo, i magistrati hanno ipotizzato nei confronti dei militari l'accusa di omicidio preterintenzionale, che allontana l'incombente rischio di prescrizione. Altri tre carabinieri dovranno rispondere di calunnia e due di loro di aver falsificato il verbale di arresto. Non è stata la malnutrizione, dunque, ad uccidere Stefano. E nemmeno un improvviso attacco epilettico, come pure era emerso nel corso della prima indagine. Il giovane sarebbe stato malmenato nei locali della caserma Casilina, dove era stato portato per le foto segnaletiche dopo essere stato fermato per detenzione e spaccio di stupefacenti. Un pestaggio «suon di «calci, schiaffi e pugni», che ne avrebbe tra l'altro provocato «una rovinosa caduta con impatto al suolo in regione sacrale». Una tesi completamente rigettata dai difensori dei carabinieri: «Tutto falso. E lo dimostreremo». Stefano per i pm sarebbe morto per una serie di lesioni anche in considerazione della «condotta omissiva dei sanitari che lo avevano in cura» al Pertini.
Qui, in ospedale, il ragazzo «aveva subito un notevole calo di peso anche perché non si alimentava correttamente a causa e in ragione del trauma subito: la frattura scomposta della quarta vertebra sacrale e la conseguente lesione delle radici posteriori del nervo sacrale». Questi due fattori insieme avrebbero provocato un grave problema alla vescica. Altro che morte improvvisa per epilessia, dunque, come stabilito dai periti del gip che pure come seconda causa del decesso avevano preso in esame, bollandola però come meno attendibile, l'ipotesi che fosse legato alla frattura traumatica della quarta vertebra sacrale.
Un successo per il legale dei Cucchi, Fabio Anselmo: «Bisogna avere fiducia nella giustizia e resistere, resistere e resistere». «Per la prima volta in questa terribile vicenda entra la parola omicidio», commenta Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano.PaTa
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