Il Cav: "Nessun governo con chi pone veti" La Lega: non tradiamo

Il numero due del Carroccio Giorgetti rassicura gli alleati: «L'alternativa è il voto»

Il Cav: "Nessun governo con chi pone veti" La Lega: non tradiamo

Alla prima curva del tortuoso percorso delle consultazioni il centrodestra sembra tenere abbastanza bene la strada e resiste ai tentativi ripetuti dei Cinque Stelle, ribaditi pure ieri via blog da Di Maio, di spaccarne la compattezza.

Forza Italia ha ribadito «l'unità della coalizione e l'indisponibilità per qualunque forma di dialogo o ipotesi di governo con chi pone veti inaccettabili». Una circostanza confermata dal leader della Lega Matteo Salvini: «A Mattarella dirò che la coalizione che ha vinto è il centrodestra e il programma da cui si parte è il centrodestra», anche se al momento un accordo pare ancora molto lontano. Anche per un governo di minoranza come ipotizzato dalla Meloni. «Oggi posso solo prendere atto che non ci sono i numeri. Ma qualcuno alla fine dovrà cedere perché se tutti rimangono sulle loro posizioni si va a votare o a giugno o a ottobre», sintetizza Salvini che vedrà il leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio «settimana prossima in campo neutro a Roma». Ma, assicura il leghista «se tra due mesi siamo ancora qua a dirci le stesse cose e tutti sono sulle stesse posizioni, basta». Che si torni alle urne.

Una linea, quella del leader del Carroccio, che era già stata ampiamente argomentata anche dal capogruppo della Lega alla Camera, Giancarlo Giorgetti. «Salvini lo ha ribadito più volte: la Lega manterrà in modo coerente e leale l'alleanza, non avrebbe senso un tradimento», ha proclamato a Porta a Porta sostenendo che «fin quando i Cinque Stelle non riconoscono che il centrodestra è un'alleanza, non si può fare nulla». Insomma, «la prima discussione va fatta con l'M5S», ma se il confronto fosse infruttuoso, ha proseguito il vicesegretario della Lega, «noi non abbiamo paura di nuove elezioni, anche se non lo vogliamo». O si riesce a trovare una composizione tra flat tax e reddito di cittadinanza oppure, ha specificato Giorgetti, «c'è sempre lo spazio di ottobre: in quel mese si è votato anche per altre cose e, quindi, si può votare anche per le politiche». Se nessuno cambia posizione, «le possibilità sono tante, anzi, tantissime».

Circostanza ribadita anche dal presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani, prima del vertice di ieri a Palazzo Grazioli. «Sono certo che Salvini non tradirà il patto con gli elettori» dinanzi al «tentativo ridicolo» di Di Maio, ha affermato evidenziando le tre priorità del centrodestra: disoccupazione giovanile, immigrazione e terrorismo, «tre temi fondamentali che i cittadini ci chiedono di risolvere». Anche il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Mariastella Gelmini, ha puntualizzato che «le ambizioni di premiership di Salvini nascono da un centrodestra unito». E pure il governatore ligure Giovanni Toti, tradizionalmente più sensibile all'interlocuzione con il Carroccio, ha bollato come «infantile» il gioco di Di Maio («Franza o Spagna purché se magna») giacché «non spetta a lui scegliere chi siano i leader».

Stessa lunghezza d'onda anche per Giorgia Meloni che, al termine del colloquio della delegazione di Fdi con il capo dello stato, ha specificato che il suo partito «non è disponibile a parlare d'altro che non sia un governo di centrodestra, che abbia come guida un esponente di centrodestra» dichiarandosi indisponibile «a far parte di un governo che non mantenga compatto il centrodestra, non accettiamo veti». Meloni ha tuttavia spostato l'attenzione sulla legge elettorale annunciando di aver presentato una proposta di modifica in senso maggioritario.

Un'ipotesi che Giorgetti aveva giudicato improbabile: senza maggioranza per un governo è difficile anche cambiare le regole del gioco. «Non vedo come si trovi un accordo su qualcosa se non ci si accorda sul resto», aveva spiegato.

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