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Certificato obbligatorio esteso alla Camera. Lega, mancano 51 voti

Vale per parlamentari, ministri e dipendenti. Metà Carroccio non vota il Dl green pass bis

Certificato obbligatorio esteso alla Camera. Lega, mancano 51 voti

Il Parlamento sbarre la porte ai parlamentari no vax. Dal 15 ottobre anche per entrare a Montecitorio sarà obbligatorio il green pass. Il via libera arriva con una delibera approvata all'unanimità dall'ufficio di presidenza della Camera. L'obbligo resterà in vigore fino al 31 dicembre. Con la delibera - viene riferito - sono previste anche delle sanzioni per chi viola il divieto: sospensione da 2 a 15 giorni con relativa decurtazione della diaria, che vale 206 euro al giorno. Le sanzioni verranno irrogate dall'ufficio di presidenza, che valuterà caso per caso. Per i parlamentari no vax, circa il 10%, c'è l'obbligo del tampone il cui costo sarà carico del Fondo di previdenza alimentato dai loro contributi. Chi non si non si adeguerà alle nuove norme sarà escluso dai lavori dell'Aula.

«L'obbligo del green pass verrà esteso a tutti i luoghi della Camera dei deputati. Per chi violerà le regole saranno previste sanzioni, a partire dal taglio della diaria per i deputati. Lo abbiamo deciso oggi, in perfetta continuità con la delibera di due mesi fa, che già prevedeva l'uso del Green Pass a Montecitorio per eventi, seminari, convegni, così come per la mensa e la biblioteca. C'è un principio che rivendico dal primo momento in cui sono stato eletto Presidente della Camera: quello che vale per i cittadini vale allo stesso modo per i deputati. Non c'è stato e non ci sarà spazio per nessun trattamento privilegiato», spiega il presidente della Camera Roberto Fico.

L'ok è stato accompagnato da accuse e polemiche. «Era una nostra richiesta, siamo contrari al green pass ma se gli italiani devono sottostare a questo provvedimento a maggior ragione i parlamentari», sottolinea Augusta Montaruli, parlamentare di Fdi.

Intanto il governo balla in Parlamento tra imboscate, defezioni e mal di pancia. Ma incassa il via libera al decreto green pass bis su scuola e trasporti. Il testo passa ora al Senato. A Palazzo Madama le assenze potrebbero provocare maggiori fibrillazioni. La tensione sale dopo l'intervento dell'ex grillina Sara Cunial. Mentre Fratelli d'Italia prova a stanare Italia Viva e Lega con un ordine del giorno sull'abolizione del reddito di cittadinanza.

Ma a pesare sulla tenuta della maggioranza Draghi è ancora una volta la posizione critica della Lega sulle misure contenute nel decreto che estende l'obbligo del passaporto vaccinale per scuola e trasporti. Il gruppo del Carroccio, pur annunciando il voto favorevole del gruppo, mette agli atti il dissenso rispetto alcuni passaggi del Dl (con conseguenti «assenze» anche rispetto alla votazione espressa dalla maggioranza). I tabulati dell'Assemblea di Montecitorio ripropongono il tema delle assenze dei deputati leghisti quando all'ordine del giorno dei lavori figura il «green pass». Risultano 51 i parlamentari assenti «non giustificati» (altri 12 sono considerati «in missione»), a fronte di 69 parlamentari, sui 132 del gruppo, che hanno partecipato allo scrutinio (pari al 52,27%). Si ripete il copione della giornata di martedì quando i deputati assenti ingiustificati in occasione del voto di fiducia sullo stesso provvedimento, erano stati 41. E Matteo Salvini difende gli assenti: «I parlamentari sono liberi di esserci o no. Ognuno è libero di agire secondo coscienza, siamo in democrazia e non in un regime». Il green pass apre crepe nella maggioranza. Il via libera arriva con 335 voti favorevoli, 51 i contrari, 3 gli astenuti.

Fratelli d'Italia prova a infilarsi nelle difficoltà con un odg che avrebbe impegnato il governo a disporre l'immediata sospensione dell'erogazione del reddito di cittadinanza almeno in tutti i casi in cui non sia ancora stata completata la verifica in ordine alla sussistenza di tutti i requisiti.

Si sfiora la rissa quando la parlamentare Cunial accosta chi non vuol vaccinarsi alle vittime della Shoah, scatenando la reazione dei deputati di maggioranza.

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