Chalet solo in primavera: ora sfollati nei container

Nel consiglio dei ministri straordinario il premier promette anche più forze dell'ordine "anti-sciacalli"

Chalet solo in primavera: ora sfollati nei container

In 72 ore, annuncia Matteo Renzi al termine del Consiglio dei ministri straordinario, verrà varato un nuovo decreto per far fronte all'emergenza terremoto. E la prima decisione del governo è una risposta immediata all'allarme delle popolazioni colpite, che non vogliono spostarsi dai loro paesi: subito più forze dell'ordine per presidiare il territorio e rassicurare gli abitanti da possibili atti di sciacallaggio, e subito container per rendere possibile restare in loco senza dover affrontare in tenda i rigori dell'inverno incipiente, in attesa delle casette di legno che prima della primavera non potranno essere pronte.

È questa la soluzione trovata nella lunga riunione che ha preceduto il Consiglio, alla quale hanno partecipato sia il capo della Protezione civile Curcio che i presidenti delle Regioni coinvolte (Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo) e, naturalmente, il commissario Errani.

«Le risorse ci sono», assicura il premier, «nella legge di stabilità ci sono ampi margini. E se non bastassero, ne aggiungeremo di ulteriori: tutto ciò che serve lo prendiamo perchè i cittadini devono sapere che lo Stato è dalla loro parte».

Delle possibili obiezioni europee, Renzi non vuol sentir parlare: «Non c'è nessun braccio di ferro con l'Unione europea. Prima ancora del grave errore per l'economia costituito dal Fiscal Compact - dice secco - esistono le regole della Ue che prevedono clausole eccezionali, come terremoti e immigrazione. E mi pare difficile mettere in discussione che un terremoto del 6,5 sia un evento eccezionale».

Le discussioni sulle regole Ue, dunque «sono del tutto fuori luogo: se diamo l'idea che non possiamo ricostruire perchè ci sono i vincoli europei abbiamo perso la testa tutti». Il premier ringrazia le opposizioni per la disponibilità annunciata ad un «lavoro comune e condiviso», e spiega: «Mi pare di scorgere un tono generalmente positivo» nelle loro reazioni. Del resto, ricorda, «nelle zone del terremoto stiamo lavorando fianco a fianco con sindaci di ogni colore e parte politica, e stiamo lavorando benissimo», perchè «ci sono dei momenti in cui le divisioni politiche contano zero e si lavora tutti nella stessa direzione».

L'ipotesi di rinvio del referendum costituzionale, avanzata da alcuni esponenti del fronte del Si (Pierluigi Castagnetti) come del No (Maurizio Sacconi), non viene neppure presa in considerazione: «Non esiste - dice il premier - il referendum si terrà il 4 dicembre come previsto e nessuno ha chiesto di fare il contrario, mi pare una boutade giornalistica. La cosa fondamentale, ora, è pensare ad aiutare le popolazioni colpite».

Con una preoccupazione che si vuole allontanare, come spiega il commissario straordinario Vasco Errani: «Non possiamo lasciare che quei territori si spopolino: oltre alla ricostruzione bisogna pensare al rilancio dell'economia e delle attività».

Il piano del governo, illustrato da Renzi, vede quindi - dopo la primissima fase di emergenza - quella intermedia dei container, da avviare prima di Natale; poi dalla primavera-estate l'installazione delle casette di legno. Infine la fase più onerosa, quella della ricostruzione.

Intanto, l'agenda della politica viene rimessa in discussione dal sisma e dalle sue conseguenze, che cambiano la percezione delle priorità.

In casa renziana si sta ragionando su come modificare, dopo il terremoto, l'impostazione della Leopolda, l'evento fondante del renzismo convocato a Firenze per questo fine settimana, e quest'anno dedicata tutta alla campagna per il Sì.

Meno lustrini, musica e leggerezza, più concentrazione sul recente dramma e sulle iniziative per governarlo.

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