"Chi perde sull'Alta velocità aprirà la crisi di governo"

La previsione di Tajani: "Maggioranza al capolinea, è inevitabile". Gilet azzurri pronti ad andare in piazza

"Chi perde sull'Alta velocità aprirà la crisi di governo"

«Il governo è arrivato al capolinea: se decidono di non fare la Tav la Lega non può non far cadere il governo, se decidono di farla, il M5s non potrà non far cadere il governo. Per quanto ci riguarda, prima va a casa e meglio è».

Nel giorno in cui il governo rimanda ancora una volta la decisione finale sulla Tav e riprende il braccio di ferro sul via libera all'avvio dei bandi di gara da parte della Telt, la società franco-italiana che si occupa dei lavori, Forza Italia convoca la stampa a Piazza San Lorenzo in Lucina e mette in chiaro la propria posizione. A parlare sono Antonio Tajani, Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini, uniti per chiedere ancora una volta al governo di mettere un punto all'infinita querelle e avviare davvero i lavori di un'opera considerata più che strategica.

«Noi non possiamo più accettare che il governo continui a giocare sulla Tav una guerra interna con ricerca continua di compromessi, minacce, controminacce, proposte di riduzione. La Tav non è solo il collegamento Torino-Lione. Non fare il traforo non significa isolare Torino e il Piemonte, ma il resto d'Italia dall'Europa. Il partito del no, il partito che blocca, è diventato il governo italiano. Noi faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità, siamo pronti a raccogliere le firme per il referendum, siamo pronti a un'opposizione durissima in tutte le istituzioni e nel Paese con una grande mobilitazione territoriale con i gilet azzurri».

«Noi ci schieriamo dalla parte degli italiani che vogliono il progresso contro l'immobilismo di un governo destinato a cadere per le troppe contraddizioni» continua il vicepresidente di Forza Italia. «Non fare la Tav è da irresponsabili, per questo abbiamo presentato una mozione di sfiducia al Senato», dice facendo riferimento alla mozione contro il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli. Una mozione che secondo Sestino Giacomoni la Lega «potrebbe votare insieme a noi in caso di no alla Tav. D'altra parte nel programma del centrodestra c'è il Treno ad Alta Velocità non la DAV, la decrescita ad alta velocità tanto cara ai grillini».

Anna Maria Bernini, nel momento in cui anche il Pd prova a combattere la battaglia pro-Tav, ricorda le contraddizioni storiche del partito di Via del Nazareno e dei suoi sindaci. «Il Sì Tav è Forza Italia. Ricordo che il Pd in Piemonte ha sempre tenuto un atteggiamento molto ambiguo: diceva sì a Torino, ma no in Val di Susa. Per quanto ci riguarda il tema infrastrutture è sempre stato una priorità: il nostro sì è sempre stato netto, chiaro, mai messo in discussione. La nostra mozione di sfiducia è la mozione. Non fare la Tav significherebbe determinare un danno economico e reputazionale inaccettabile, surreale e certamente sbagliato».

Mariastella Gelmini, invece, punta il dito sull'«indecisionismo» del presidente del Consiglio. «Per Conte sì o no sulla Tav si equivalgono: sembra l'asino di Buridano, peccato però che i danni dell'indecisionismo cronico di questo governo li pagheranno i cittadini italiani. E comunque la frase oltre al percorso di razionalità tecnica subentra anche un percorso di razionalità politica è un capolavoro carnascialesco».

E l'europarlamentare azzurro Massimiliano Salini detta la sua previsione: «L'unica cosa di cui siamo sicuri adesso è che di questo passo perderemo 1,8 miliardi di fondi europei già stanziati. Dobbiamo dire basta a questi incapaci a cominciare da questo Ministro che più che danni non fa».

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