Cronache

Chi prende il reddito non vuole lavorare nei campi

A Confagricoltura 5mila domande per lavori agricoli e solo 250 da chi incassa il sussidio

Chi prende il reddito non vuole lavorare nei campi

Meglio lavorare (pagati) nei campi e nei vigneti e dare una mano al settore agroalimentare, o stare a casa mantenuti dallo Stato? Che domande, la seconda. Che la maggioranza dei percettori del reddito di cittadinanza non fremesse dalla voglia di lavorare si era intuito, come pure è ormai evidente l'inutilità dei navigator, invenzione di Di Maio finora servita solo a trovare lavoro a loro stessi (e a chiedere pure il bonus di 600 euro). L'ennesima conferma del fallimento del reddito di cittadinanza arriva dai campi italiani. Siccome nei mesi scorsi, causa pandemia, sono mancati i lavoratori stagionali, le aziende agricole si sono attivate per reclutare personale ed evitare così di buttare interi raccolti. Le associazioni del settore hanno attivato piattaforme web per raccogliere curriculum e candidature spontanee. L'iniziativa è stata un successo, tra «Job in Country» di Coldiretti e «Agrijob» di Confagricoltura sono arrivati quasi 50mila curriculum di persone disposte a lavorare.

Peccato che all'appello manchino loro, i percettori del reddito di cittadinanza, in teoria sussidiati dallo Stato proprio per rientrare nel circuito del lavoro (ognuno di loro avrà 3 offerte di lavoro, promise il M5s). Il lavoro ci sarebbe pure, è la voglia di lavorare che manca, specie se si tratta di lavoro faticoso, e specie se l'alternativa è poter stare a casa pagati senza faticare. Al portale «Agrijob» di Confagricoltura sono arrivate 40mila richieste. Moltissimi i neolaureati in discipline agrarie e ambientali. Numerosi gli studenti in cerca di un lavoro stagionale per l'estate. Tanti gli ex lavoratori del settore turistico, di industrie metalmeccaniche e trasporti. I percettori di reddito di cittadinanza, tuttavia, non arrivano neanche al 10%. A Coldiretti ancora meno, circa 250 su 5mila domande. «Sono stati pochissimi i percettori di reddito di cittadinanza che si sono iscritti al nostro portale - spiega Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura - Questo nonostante il dl Rilancio consenta di lavorare nel nostro settore per 30 giorni (prorogabili per altri 30) permettendo, fino a 2.000 euro, di non perdere il beneficio». Potevano cioè sommare Rdc e stipendio.

Ma il prezzo di dover lavorare evidentemente era troppo alto.

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