«Chi sbaglia va processato ma basta giustizia sommaria»

Nei giorni caldi dell'inchiesta sulle grandi opere, Salini Impregilo avvia il piano «Tomorrow's builders» il welcome day organizzato a Milano per presentare i 100 giovani ingegneri selezionati dall'azienda, primo passo di un piano di assunzioni che entro l'anno arriverà a 2.500. Ma l'ad Pietro Salini non ci sta «a fare di tutta l'erba un fascio» e, difendendo le grandi opere italiane, rispedisce al mittente l'equazione infrastrutture=corruzione «che fa male all'Italia e alla sua ripresa».

Come s'inquadra questa scelta nell'attuale momento del Paese?

«È un disegno di crescita tracciato nel piano industriale e favorito dalle politiche del governo. Senza lavoro non si cresce. E se si pensa che alla nostra selezione si sono candidati in 10mila in un mese si capisce quanto questo Paese abbia bisogno di creare occupazione».

E infrastrutture.

«Certo, e non si può ridurre tutto all'equazione infrastrutture=corruzione».

Si riferisce all'inchiesta di Firenze su Incalza?

«Si, dobbiamo separare l'acqua sporca dal bambino, mentre abbiamo la strana tendenza a fare indagini raffazzonate che spesso finiscono in nulla, calpestando persone innocenti. Fermare le grandi opere pensando che dietro ci sia solo corruzione è una scelta che fa male all'immagine del Paese».

Servono meno inchieste?

«No, chi sbaglia paghi, ma bisogna fare i processi e non gli annunci dei processi. Si mettano in carcere i colpevoli, ma dico no alla giustizia sommaria».

Temete il blocco di qualche opera?

«Siamo convinti che ci siano scelte difficili da fare se si è messi alla berlina solo per aver parlato con una persona indagata e che aveva un ruolo istituzionale. Siamo tutti preoccupati che questo possa generare rallentamenti alle infrastrutture».

Il vostro business comunque è per il 90% all'estero.

«Si, ma non è positivo per il Paese che Salini Impregilo sia così proiettata fuori dei confini nazionali. Come si può immaginare un'Italia senza infrastrutture, senza Tav?».

A questo proposito: il Ponte sullo Stretto?

«Viviamo in un Paese dove si fanno espropri per legge. E questa è una violazione inaccettabile. Tuttavia stiamo studiando un'ipotesi B, un progetto più leggero finanziato dai privati per fare comunque l'opera ed evitare al governo e al Paese pesanti penali. Sarebbe un altro modo per dare lavoro e un futuro a 40-45 mila persone che hanno pochissime opportunità».

A quali altri progetti guardate in

Italia?

«La Pontina, lo sviluppo della Tav, la Bari-Napoli, la Messina-Palermo-Catania, il Brennero, la Torino-Lione… ci sono diverse operazioni che potrebbero rimettere in piedi il Paese se solo fossero fatte con le regole».

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