Politica

Chiamarsi "caregiver" soltanto per nascondere le figuracce e i privilegi

L'ipocrisia dell'inglese scanziano ricorda il latinorum manzoniano. In Scanzi, però, la supponenza di superiorità s'è ora fatta arroganza conclamata

Chiamarsi "caregiver" soltanto per nascondere le figuracce e i privilegi

Ben vengano i tentativi di arginare un'anglomania sempre più stucchevole, ma devono essere mirati e intelligenti. Annamaria Testa, nel compilare una «lista definitiva» di 300 anglicismi traducibili in italiano, ci ha schiaffato dentro outing e coming out, che pretende di rendere con l'improbabilità di un verbo o di una ridicola locuzione verbale: per il primo svelare l'omosessualità (altrui), per il secondo scoprirsi o dichiarare la propria omosessualità. Nello stesso elenco, tra un angolo o uno spazio per corner, e una prostituta per escort che fa storcere il naso ai tutori dell'identità di genere, feeling, oltreché un generico sentimento, può diventare coinvolgimento, sensibilità.

L'altra faccia della medaglia? Il riservista Andrea Scanzi, nel puerile tentativo di ripulirsi della macchia di vaccinato saltafile, l'ha «ammischiata» dichiarandosi caregiver. Alla lettera «dispensatore d'assistenza», è chi si prenda cura di un congiunto non autosufficiente, disabile o malato. Possiamo solo immaginare l'impegno portato ai suoi anziani genitori da un amorevole Scanzi, che fa venire piuttosto in mente Caledon «Cal» Hockley, il ricco fidanzato di Rose, in Titanic, che si salva codardo le chiappe riuscendo a imbarcarsi con l'inganno.

L'ipocrisia dell'inglese scanziano (vuoi mettere eros center per bordello, deadline per scadenza, red carpet per tappeto rosso?) ricorda il latinorum manzoniano.

In Scanzi, però, la supponenza di superiorità s'è ora fatta arroganza conclamata.

Commenti