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Chieti, le belve sono romene "Stavano per lasciare l'Italia"

Tre arresti, volevano scappare in auto. Ora è caccia al capo, un italiano. Salvini: «Marciscano in carcere»

Chieti, le belve sono romene "Stavano per lasciare l'Italia"

Vivevano a pochi chilometri dalla coppia che hanno massacrato. Ieri è arrivata la svolta per la sanguinosa rapina avvenuta domenica all'alba nella villa del chirurgo Carlo Martelli e della moglie Niva Bazzan, a Lanciano.

Polizia e carabinieri hanno stretto il cerchio attorno alla banda sanguinaria e in manette sono finiti tre romeni, in procinto di lasciare l'Italia. Ma la belva più violenta, il capo, forse un pugliese della provincia di Foggia, è riuscito a sfuggire e si indaga sulla posizione di un altro straniero e di una donna romena, che potrebbero essere coinvolti nel caso. Le indagini hanno subito un'accelerazione l'altra notte. I militari da tempo tenevano sotto controllo i tre stranieri, Costantin Aurel Turlica, 22 anni, il fratello Ion Cosmi, 20 anni, e il cugino Aurel Rusel, 25 anni. Martedì notte hanno cercato di bloccare la Golf blu con targa romena su cui viaggiavano. L'inseguimento si è concluso in località Costa di Chieti, dove la vettura è stata speronata sulla fiancata del lato guidatore. Quindi polizia e carabinieri in un'operazione congiunta hanno perquisito l'appartamento in corso Roma, nel cuore di Lanciano, dove i banditi abitavano e hanno trovato e sequestrato guanti e giubbotti, usati dai balordi per compiere la rapina e 3400 euro sottratti ai due coniugi. Sotto sequestro anche la Golf utilizzata dalla banda, che è stata messa a disposizione della scientifica a caccia di impronte digitali per inchiodare i rapinatori alle loro responsabilità.

È certo che i tre erano pronti per fuggire in Romania. Fondamentale per risolvere il caso, è stata la testimonianza di Massimiliano Delle Vigne, il commerciante pestato con la moglie a Santa Maria Imbaro. «Anche se ho visto solo occhi dietro un cappuccio e voci, tutto combacia: il capo forse è un pugliese, e gli altri sono dell'Est Europa», ha detto l'uomo. In capo del commando, quindi, potrebbe essere un italiano. Ma ci sarebbe un altro romeno, di 25 anni, con un provvedimenti pendenti da Napoli e in fuga verso Rimini e una donna vicina ai banditi, che aveva a disposizione la stessa abitazione di Corso Roma. Secondo le forze dell'ordine potrebbe aver fornito elementi utili ai connazionali in quanto collaboratrice familiare dei Martelli. Anche Domenico Iezzi, a cui durante una rapina un anno fa è stato tagliato un dito, ha parlato di un bandito della provincia di Foggia. «Mentre era lì a gonfiarmi di botte pieno di sangue uno di loro ha alzato leggermente il passamontagna, e mi ha urlato di non guardarlo - ha concluso - non so forse potrei riconoscerlo». «La notizia mi rende più sereno e mi restituisce più tranquillità nel rientrare a casa ha commentato il chirurgo ancora in ospedale -. Adesso davvero non vedo l'ora».

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini in un tweet ha ridabito «queste bestie devono marcire in galera». Niva Bazzan, infine, chiede giustizia: «Io li perdono perché questo mi aiuterà a recuperare serenità, ma lo Stato non li deve perdonare».

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