Coronavirus

Ci toccherà ballare da soli. Si riparte senza discoteche

L'allarme dei gestori dei locali: "Non apriamo Il governo ci ha completamente abbandonati"

Ci toccherà ballare da soli. Si riparte senza discoteche

E in attesa di sapere se e quando l'Italia potrà riaprire la saracinesca c'è chi ha già deciso: di non riaprire. Flavio Briatore, capo del Gruppo Billionaire Life, annuncia a sorpresa che non riaprirà le sue due discoteche di punta in Italia: il Twiga di Forte dei Marmi e il Billionaire di Porto Cervo.

Mentre spegne le sue 70 candeline in isolamento domiciliare nella sua casa di Montecarlo, lancia strali via Instagram contro questo «governo di incapaci che faranno fallire l'Italia».

«A forza di ascoltare Conte, Mattarella, Zingaretti e Burioni, non si sa più chi comanda scalpita l'imprenditore -. Siamo in balia di nessuno. È possibile che non ci sia una voce unica che parla alla gente? Hanno fatto questo comitato dei diciassette che dovrebbero essere quelli che ci dicono quando riaprire ma non c'è un imprenditore o un industriale che possa darci delle linee guida. Faranno riunioni senza arrivare a niente. Vi rendete conto che il turismo è in ginocchio? Che milioni di persone staranno a casa quest'anno?».

Dal mondo delle discoteche la preoccupazione è unanime. L'eurodeputato della Lega Massimo Casanova, nonché proprietario del Papeete di Milano Marittima è inferocito: «Il problema principale è la grande incertezza nella quale ci lascia il governo. Se non si smuove qualcosa, dopo il 4 maggio occupiamo il Parlamento. Lo dico da imprenditore, la misura è colma. Noi il nostro dovere lo abbiamo fatto e sono mesi che chiediamo risposte, ora tocca a loro. Non chiediamo soldi, abbiamo la nostra dignità, abbiamo attività che vanno avanti da generazioni, grazie al sacrificio: una parola di cui Conte ignora il significato. Noi proposte le abbiamo fatte ma non ci ha ascoltato nessuno: se le cose vanno avanti così non riapro nemmeno io».

Roberto Cominardi, proprietario dello storico Old Fashion di Milano e presidente provinciale del Silb si allinea a Briatore: «Ovviamente i locali dovranno riaprire solo nel momento in cui verrà garantita la sicurezza perché con la salute non si discute, ma chiediamo solo un po' di rispetto perché siamo stati completamente dimenticati e abbandonati, eppure rappresentiamo 50mila dipendenti sul territorio nazionale, molti dei quali non inquadrabili nel decreto Cura Italia di Conte, come artisti, deejay, pr e baristi a chiamata. Dimenticarsi della discoteca perché ci si va solo per ballare è assurdo. Le nostre sono aziende come tutte le altre, con le stesse problematiche. Non siamo qui a chiedere la riapertura a tutti gli effetti, ma non possiamo nemmeno essere dimenticati perché significherebbe decine di migliaia di posti di lavoro persi».

David Cicchella, proprietario del Samsara beach di Riccione, e direttore artistico da 25 anni del Riobo di Gallipoli, si è rassegnato: «Stiamo vivendo una calamità naturale al pari degli agricoltori con le carestie. Noi dobbiamo ancora fare due conti, ma sicuramente se le misure del governo saranno troppo restrittive ci converrà tenere chiuso. Il nostro settore è stato il primo a chiudere e sarà l'ultimo a riaprire. Una cosa è certa, se saltiamo una stagione la prossima non partiamo da zero ma da sotto zero. Una stagione servirà solo per recuperare il passivo, e molti imprenditori falliranno se lo Stato non darà aiuti a fondo perduto».

E Federico Scavo, deejay e producer di fama mondiale, che si esibisce anche al Samsara, è molto preoccupato: «L'industria del mondo della notte sarà in ginocchio, chiuderanno tantissimi locali e centinaia di migliaia di persone dovranno cambiare lavoro.

Dai promoter, ai bartender, ai camerieri, ai vocalist, alle ballerine/i, ai grafici della comunicazione: molti miei colleghi che fanno solo i dj cambieranno lavoro».

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