In cima al Cervino col figlio 11enne. "La prova d'amore". "No, una follia"

La scalata che fa discutere. E pure gli esperti si dividono

In cima al Cervino col figlio 11enne. "La prova d'amore". "No, una follia"
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Come cantava Cat Stevens in Father and son, o come sorridevano Alberto Sordi e Carlo Verdone In viaggio con papà: le avventure padre e figlio sono indimenticabili. Quando non estreme. Per questo fa discutere, pur nel lieto fine, la baby scalata al Cervino dei Molyneaux, padre e figlio. Daddy Chris è nordirlandese, baby Jules è nato 11 anni fa nel Pertshire scozzese, dove le brume reali di Balmoral, cominciano a incresparsi nelle prime Highlands, vista Ben Nevis, vetta del regno di Sua Maestà che tocca 1345 metri di quota. Per il Cervino, quota 4478, servono oltre 3mila metri in più. Che importa quando hai l'entusiasmo della gioventù e accanto un papà, ex snowboarder, ora impiegato in una distilleria, ma soprattutto coltivi da due anni un sogno, costruito anche in classe, nella scuola di Ardrveck, «focalizzato sull'outdoor», spiega Chris, assicurando che il «progetto» di conquista della Gran Becca non sia stata una sua proiezione genitoriale, ma una legittima aspirazione del pupo. Un primo tentativo fallisce sei mesi fa. Avevano scelto la cresta svizzera dell'Hoernli, la più «facile» fra le quattro, scelta dai primi salitori nel luglio 1865, sotto la regia del connazionale britannico Edward Whymper: partiti in sette, tornarono in tre. Durante il lockdown Chris ha proseguito sia la didattica a distanza sia lo smart alpinismo. Poi il ritorno a Zermatt, in testa lo stesso itinerario. In realtà si può fare: escursionistico il primo giorno, alpinistica la seconda parte dopo la capanna dove si pernotta, padre e figlio avevano ingaggiato due guide che ne hanno testato capacità e motivazioni. La gioia è nelle parole del ragazzo: «La notte che si tinge d'arancione all'alba è indimenticabile, è stato come scalare 4 volte le montagne di casa mia». Ed ancora: «Alla fine avevo le gambe come gelatina». Eppure il sorriso con la bandiera che svolazza sulla cresta di neve è pieno. La celebre croce di vetta sì, quella accarezzata da Walter Bonatti dopo la leggendaria solitaria nel 1965 o quella cui si affidò, dimenticato dall'elicottero, Mike Bongiorno nella tempesta durante lo spot di una grappa - è già lontana per posare al sicuro, in un punto se possibile - meno affilato. Poi tante foto anche in discesa proprio dove il Cervino fu immortalato dai marchi dei pastelli Caran d'ache e Toblerone. I bimbi di solito si accontentano di matite e cioccolato, Jules no. Ha voluto il Cervino vero. L'impresa risale all'8 luglio: quel giorno si sono registrati due incidenti, uno mortale. Fra i 4mila delle Alpi, le sue creste verticalità pura per oltre mille metri - sono molto più complesse delle altre vie normali ai giganti alpini come Bianco, Rosa o Gran Paradiso. Se non è raro trovare ragazzi dai 16 anni che vi si cimentano, Jules sulla Gran Becca non sarebbe il più giovane: c'è chi ricorda il figlio di una guida di 12 anni, chi l'exploit di un grimpeur di 8 anni. Per questo Pietro Giglio, presidente nazionale delle Guide Alpine non si dice stupito. Di opinione opposta altre guide che ricordano come a 11 anni lo sviluppo psico fisico non sia ancora completo. Bruciano nel cuore altri baby exploit, dal finale opposto: su tutti, nel 2014, l'ultima scalata di Ferdinando Rollando, guida super esperta cui il padre aveva affidato il sedicenne Jassim. Sul Monte Bianco li hanno cercati per 12 giorni.

Il ghiacciaio non li ha ancora restituiti. You are still young, there so much you have to know, dice il babbo al figlio nella la canzone: Sei così giovane, hai tanto da conoscere. Sarebbe sempre bello poter cantare, scendendo dalle cime.

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