Ciro e gli amici in «esilio» La verità sulla violenza dalle 2 testimoni chiave

I giovani fuori città. Presto saranno sentite la moglie del comico e l'amica della vittima

Ciro e gli amici in «esilio» La verità sulla violenza dalle 2 testimoni chiave

Milano Vittima e presunti aggressori sono giovanissimi, anche per questo sul caso che coinvolge Ciro Grillo sta trapelando pochissimo. Diretti interessati, famiglie e legali hanno le bocche cucite. Aspettano e confidano in indagini veloci e non appesantite dal condizionamento mediatico. Lei, la studentessa milanese di 19 anni che accusa il coetaneo figlio di Beppe e tre amici di averla stuprata in Costa Smeralda, si è affidata all'avvocato Laura Panciroli, che ha spesso assistito le vittime di violenza. I quattro giovani indagati, tutti della cosiddetta «Genova bene», sono partiti per una specie di esilio volontario, in un posto segreto lontano dai riflettori.

Scrive Repubblica che è stata la moglie di Grillo, Parvin Tadjk, a portare il figlio e i tre amici via dalla città. D'accordo i genitori e i difensori, che hanno consigliato di allontanarsi dalle pressioni esterne. E anche di tenersi a distanza dai social network, dai profili chiusi in tutta fretta dopo la diffusione della notizia: le esternazioni in questo momento potrebbero essere dannose. Oltre al figlio di Beppe Grillo la 19enne accusa Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta. I ragazzi sono difesi dagli avvocati Romano Raimondo e Gennaro Velle, da Paolo Costa, da Ernesto Monteverde e da Enrico Grillo. Quest'ultimo è cugino di Ciro, figlio del fratello di Beppe. È un penalista esperto, tra l'altro, di reati sessuali, indagini difensive e acquisizioni della prova scientifica.

Proprio la signora Grillo era presente la notte del 16 luglio, quella del presunto stupro di gruppo denunciato poi a Milano il 26, nella casa di famiglia a Porto Cervo. L'appartamento è diviso in due frazioni e lei dormiva in quella accanto al figlio. Un elemento che secondo la difesa scagionerebbe i quattro indagati. Se si fosse accorta che stava succedendo qualcosa di strano, si suppone, sarebbe di certo intervenuta. In ogni caso Parvin Tadjk sarà presto convocata dalla Procura di Tempio Pausania che conduce l'inchiesta. Lo stesso vale per la super teste di questa vicenda ancora indefinita, l'amica che era con la studentessa. Che è rimasta con lei sia al Billionaire, al tavolo con i quattro giovani genovesi tra balli e drink, sia a casa di Grillo dove il gruppo si è spostato per una spaghettata post discoteca. Da quanto è emerso, l'amica della studentessa milanese era nella casa al momento della presunta violenza ma non avrebbe assistito. Sembra che stesse dormendo, stordita dal troppo alcol. E ubriaca, e quindi ancora più impossibilitata a opporre resistenza, sarebbe stata pure la vittima. Anche se al momento della denuncia, con un ritardo di dieci giorni, non è stato possibile stabilire con gli esami tossicologici il suo stato nella notte dei fatti. Una volta a casa, la 19enne si è rivolta ai carabinieri della Compagnia Duomo ed è stata visitata dagli specialisti dell'Svs della clinica Mangiagalli.

Infine c'è il giallo del (o dei) video. La difesa dei quattro ragazzi è che il sesso di gruppo c'è stato ma che la 19enne era consenziente. E che i filmati contenuti nei loro telefonini, sequestrati ma non ancora aperti, lo dimostrerebbero. Chiarirebbero cioè la volontarietà dei rapporti tra i giovani. Non è detto però, ragionano gli investigatori che non hanno ancora potuto vederli, che dipanino l'aspetto chiave del consenso.

Potrebbero magari raccontare un primo approccio, ma non gli attimi in cui - secondo la testimonianza della vittima - almeno tre dei quattro giovani si sono alternati nell'aggressione sessuale. Per ricostruire tutti i movimenti del gruppo sono inoltre al vaglio dei pm le immagini delle telecamere di sorveglianza del residence e dalla zona vicina.

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