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La vigilia dei centri sociali: minacce e muri lordati

Gli antagonisti preparano tre controcortei. Carroccio e Fdi; il sindaco tace sulle intimidazioni

La vigilia dei centri sociali: minacce e muri lordati

Bologna La chiamano democrazia, in realtà sono muri imbrattati. Che il Comune ripagherà. Bologna ne è disseminata in queste febbrili ore che precedono la gigantesca manifestazione del Carroccio. Avvertimenti a Matteo Salvini, che a Bologna non ha mai avuto vista facile. L'ostilità di antagonisti, centri sociali e oppositori non convenzionali alla reunion è cresciuta accendendo gli animi di una città che domani si presenterà blindata. Più per i rischi di scontri che per i 100mila attesi in Piazza Maggiore. Complici anche le tre contromanifestazioni per dare il «benvenuto» al popolo di centrodestra. Quella che più preoccupa le forze dell'ordine che ieri si sono riunite con il prefetto è a Ponte Stalingrado. Vi si raduneranno sigle d'area dai nomi bellicosi: 10 Crash, Cua, Cas e Social Log. Poco distante si è formato un drappello di manifestanti autoribattezzatisi «Mai con Salvini, Bologna non si Lega». Tpo, Hobo e Làbas Prc e giovani comunisti dalla stazione partiranno in corteo. Ma troveranno via dell'Indipendenza, la vitale arteria costeggiata dai celebri «portici-cosce di Mamma Bologna», completamente sbarrata. Perché è al termine del lungo rettifilo che sorge Piazza Maggiore.

La Lega è tranquilla e convinta che gli antagonisti non arriveranno a lambire la piazza. Lucia Borgonzoni, capogruppo a Palazzo d'Accursio del Carroccio e candidato sindaco, dice: «Avremo il nostro servizio d'ordine – spiega al Giornale – sotto la piazza e ci sentiamo sufficientemente garantiti dalle forze dell'ordine (solo per la piazza e dintorni circa 600 uomini in assetto, ndr ). Però ciò che è scandaloso è che il Comune abbia lasciato correre i tanti che hanno imbrattato muri per dare il benvenuto a Salvini».

Il leader di Fratelli d'Italia Galeazzo Bignami si è affrettato a togliere almeno gli striscioni e li ha postati su Facebook come un trofeo di guerra. Per la Borgonzoni non è certo un «segnale di democrazia. Il sindaco Merola non ha detto nulla, cosicché in tanti si sono sentiti legittimati». Muri imbrattati con scritte minacciose: «Difendere Bologna dall'invasione leghista», «Odio la Lega», «Salvini vattene» e «Bulaggna an 'vol brisa» («Bologna non vi vuole»). Tutto qui ha ancora il sapore dello scontro epico tra il bene e il male. Alcuni gruppi hanno fatto irruzione nelle scuole per fare propaganda ideologica antileghista. Possibile? «E molti presidi non si sono opposti. Questo è vergognoso: che il sindaco non abbia preso provvedimenti, né condannato questi gesti di intimidazione». A esacerbare gli animi ci si è messa anche la politica. «Se Salvini mi avesse avvertito – ha detto uno che Bologna la conosce bene, Pier Luigi Bersani - gli avrei consigliato di cambiare location». Non male come incoraggiamento. Ma forse a stizzire di più il Pd e gli irregolari è proprio questa sfida al fortino rosso lanciata da Salvini e spalleggiata dall' «odiato» Berlusconi.

Perché certi odi democratici, nonostante tutto, non si esauriscono facilmente.

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