Coalizioni, collegi e listini bloccati. Ecco la riforma

Arriva la quinta legge elettorale della Repubblica: 36% maggioritario e 64% proporzionale

Coalizioni, collegi e listini bloccati. Ecco la riforma

Non c'è nulla da fare a noi italiani il proporzionale piace da matti. E se fosse puro, ancora meglio. E il Rosatellum bis non fa eccezione.

Dopo il regime fascista, consacrato grazie alla legge Acerbo del 1923, voluta da Mussolini e che prevedeva l'adozione di un sistema proporzionale con premio di maggioranza proprio per garantire solidità al Partito nazionale fascista, dalla nascita della Repubblica Italiana, nel 1946, in poi, fu approvata la cosiddetta legge proporzionale classica che, a parte trascurabili modifiche nel corso del tempo, ha regolato lo svolgimento delle elezioni politiche italiane fino al 1993, ovvero per quasi 50 anni. Unica eccezione, peraltro fallimentare, quella del 1953 con la cosiddetta «legge truffa» che modificò la legge proporzionale pura introducendo un premio di maggioranza alla lista o al gruppo di liste collegate che avesse superato la metà dei voti validi. Si arriva poi, a seguito dell'iniziativa referendaria a favore del maggioritario, alla legge Mattarella (Mattarellum) in vigore fra il 1993 e il 2005, che però introduceva un ripescaggio proporzionale dei più votati fra i candidati non eletti e un proporzionale con liste bloccate. Nel 2005 arriva la legge Calderoli, il famigerato Porcellum, un sistema proporzionale corretto con un premio di maggioranza. Infine, per la sola Camera dei deputati, nel 2015 fa capolino l'Italicum, legge operativa dal 1º luglio 2016 ma mai utilizzata e considerata incostituzionale che prevedeva un meccanismo proporzionale con sbarramento al 3% ed eventuale premio di maggioranza.

E ora, dopo sei leggi, c'è il Rosatellum, un sistema misto proporzionale e maggioritario, simile ai precedenti: i collegi maggioritari saranno 232, pari al 36% dei seggi della Camera. I partiti si potranno coalizzare per sostenere un comune candidato. Dei restanti 398 deputati, 12 continueranno ad essere eletti nelle circoscrizioni estere, con metodo proporzionale. In Italia un deputato è eletto in Valle d'Aosta in un collegio uninominale; i restanti 386 deputati saranno eletti con metodo proporzionale in listini bloccati di 2-4 nomi. Come nel Mattarellum, i 232 candidati più votati in ogni collegio uninominale alla Camera e i 102 del Senato otterrebbero direttamente il proprio seggio, anche se avessero ottenuto un solo voto più del loro diretto avversario. È la logica anglosassone del first past the post. Ma differentemente dal Mattarellum, in cui c'erano due schede, una per il collegio ed una per il proporzionale, con possibilità del voto disgiunto, qui avremo una scheda unica. Il nome del candidato nel collegio sarà affiancato dai simboli dei partiti che lo sostengono. Barrando sul simbolo del partito il voto andrà al candidato del collegio e al partito per la parte proporzionale. Barrando il nome del solo candidato del collegio uninominale, e non uno dei partiti che lo sostengono, verrà meno la sua scelta per la parte proporzionale.

Infine, la soglia di sbarramento nella quota proporzionale è fissata al 3% su base nazionale, sia al Senato che alla Camera. La cosa buffa è che il candidato di un partito escluso dal riparto dei seggi perché non raggiunge il 3% ma eletto nel maggioritario ovviamente manterrebbe il suo seggio. Un bel vantaggio.

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