A colpi di polpette contro il politically correct

Il piatto tipico danese è a base di maiale. C'è chi vuole vietarlo e chi lo impone per legge

A colpi di polpette contro il politically correct

Non solo confische dei beni ai rifugiati che chiedono ospitalità per pagare le spese. Ad accendere il dibattito in Danimarca sugli immigrati ora è anche il cibo. Nel Paese si sta scatenando una vera e propria guerra delle polpette. Non un piatto qualunque, ma le tipiche polpette di maiale, piatto tradizionale della tradizione danese. Come la pasta per l'Italia. Irrinunciabili e identificative con la loro tradizione, in un Paese dove vivono molti più maiali che uomini, 6 milioni e mezzo gli abitanti e 28 milioni di maiali, secondo i dati del Ministero dell'agricoltura denese. E allora che fare? Come conciliare la questione del maiale, impuro e vietatissimo ai musulmani che attraversano le frontiere con le tipiche Frikadeller? Il dibattito è in pieno stallo in Parlamento, dove le aree di destra si oppongono a chi invece ha ipotizzato la messa al bando della carne di maiale per non ferire la suscettibilità dei musulmani. Fino ad ora sono state 30 le istituzioni su duemila che hanno vietato il menù sotto attacco. E c'è chi ha già voluto mettere le cose in chiaro, come è successo a Randers, città di 61mila abitanti nel nord dello Jutland, la penisola collegata all'Europa che confina con la Germania, che ha infatti deciso di dichiarare la guerra delle salsicce e delle polpette.Il voto di lunedì scorso al consiglio municipale, ha reso obbligatorio per le istituzioni pubbliche, tra cui mense di asili e asili nido, di servire piatti di carne di maiale nei loro menu. La ragione è dichiarata: preservare l'identità e la cultura danese. I promotori dell'iniziativa hanno spiegato che non vogliono forzare nella maniera assoluta nessuno ebrei e musulmani a mangiare carne contro le loro convinzioni religiose. Eppure, sulla sua pagina Facebook, Martin Henriksen, leader del Partito del popolo danese, ha scritto: «Dovrebbe essere inutile dire che è inaccettabile vietare gli elementi che contraddistinguono la cultura alimentare danese...cosa viene dopo?! Il nostro partito si batte, a livello nazionale e locale per la cultura danese e, di conseguenza, lottiamo contro le regole islamiche che pretendono di dettare ai bambini danesi quel che dovrebbero mangiare». Ecco, è la reazione opposta al buonismo di cui è spesso vittima l'Italia. Coprire le statue per la visita di Rohani, è solo l'ultimo esempio di un certo atteggiamento di sudditanza. Prima ci sono stati tanti altri casi, i crocefissi nelle classi o nelle aule di tribunale vietati, o tutte le volte che durante il periodo di Natale il presepe è stato messo in discussione, o addirittura tolto di mezzo nelle scuole. Al New York Times, la socialdemocratica di Raven, Fatma Cetinkaya, si dice preoccupata e spiega che la città non ha avuto mai problemi di integrazione o di criminalità e che questa misura rischia di alimentare tensioni.

Sempre sul quotidiano newyorchese si cita l'archeologa e conduttrice radiofonica Ayse Dudu Tepe, che scherza: «In un Paese che conta più maiali che essere umani è perfettamente sensato che ci sia un partito che si occupi di maiali».

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