Un compleanno amaro tra tagli, risse e spread

Un compleanno amaro tra tagli, risse e spread

Roma Il governo Conte festeggerà il primo giugno un anno di vita: dodici mesi da incubo per gli italiani. Ponti crollati, opere pubbliche ferme, impennate dello spread, pensioni tagliate, mercato del lavoro al palo, investimenti fermi, economia paralizzata e recessione alla porta: il disastro gialloverde compie un anno. Al contrario, ministri e presidente del Consiglio saranno ricordati per lottizzazioni spietate, poltrone occupate e consulenze distribuite a amici e trombati.

Con l'era Lega-M5S, lo spread è ritornato a salire: le principali fiammate sono coincise con scontri politici Roma-Bruxelles. Il momento più caldo si è toccato fra ottobre e novembre, con il braccio di ferro fra il governo e la Commissione europea per l'approvazione della manovra. Il 20 novembre, alla vigilia della bocciatura di Bruxelles della «manovra del popolo», il differenziale Btp-Bund vola fino ai 326 punti base. La seconda impennata è arrivata nelle settimane scorse quando il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha dichiarato che si deve sfondare il tetto del 3% sul deficit imposto dai parametri di Maastricht, facendo lievitare il differenziale a 290 punti base. Le impennate dello spread divorano l'economia italiana, facendo lievitare i tassi d'interesse e producendo conseguenze pesanti per imprenditori e famiglie. Ma il primo anno dei gialloverdi passerà alla storia anche per i ponti crollati e la politica blocca-cantieri del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli: il 14 agosto si sgretola il viadotto Morandi a Genova. Di tutta risposta, il ministro Toninelli non vara un piano di opere pubbliche per l'Italia ma continua la battaglia ideologica per fermare i lavori al cantiere Tav Torino-Lione. E ora, tra ispezioni, controlli e denunce fake degli attivisti grillini, rischia di fermarsi anche la Pedemontana Veneta. Anche se, in questo caso, le responsabilità dello stallo vanno condivise con il ministro dell'Ambiente Sergio Costa: un altro ministro del no, che vuole bloccare le estrazioni in mare e vietare la costruzione di termovalorizzatori, rischiando di riempire nuovamente la Campania di spazzatura. L'elenco dei cantieri bloccati dal ministro dell'Infrastrutture è lunghissimo: il Tav Brescia-Verona e Verona-Padova, il passante di Bologna e la Campogalliano-Sassuolo.

A giugno, con il compleanno del governo gialloverde, arriverà il taglio per gli assegni della pensione a 6 milioni di italiani. Ma la mannaia colpirà non i pensionati che guadagnano cifre blu ma quelli che hanno un assegno a partire da 1.500 euro lordi al mese. Il ministro del Lavoro Luigi di Maio taglia tutto: dai posti di lavoro alle pensioni. Ma il proprio stipendio non si tocca. E la politica dei tagli, con il decreto dignità, ha terrorizzato gli imprenditori che con le regole da Stato cubano introdotte dal governo gialloverde, non possono più assumere. E un altro colpo alla competitività delle imprese è arrivato dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Se le imprese speravano in una riforma della giustizia, che velocizzasse i tempi, il Guardasigilli, con la cancellazione della prescrizione, ha voluto inchiodare cittadini e imprenditori a processi infiniti. Insomma, non una giustizia certa e veloce ma processi eterni e incerti.

Al netto di operazioni spot, tipo ispezioni e sedute del Consiglio dei ministri in Calabria, gli ospedali italiani, soprattutto al Sud versano in condizioni pietose: a Napoli i pazienti sono ricoverati tra le formiche, a Reggio Calabria mancano barelle e ascensori. Cosa fa il ministro della Salute Giulia Grillo per dare agli italiani una sanità da paese civile? Nulla. Solo passerelle. Un disastro che non risparmia alcun ambito del governo: dalla Giustizia alla Sanità.

E poi c'è il rischio, non ancora scongiurato, di una recessione che bussa alle porte dell'Italia: il centro studi di Confindustria vede una «Italia ferma» e azzera le previsioni per il Pil 2019 (già ribassate a ottobre al +0,9%). Conte e i suoi ministri avranno voglia di festeggiare il primo anno di governo? Gli italiani, sicuramente, no.

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