Dario Nardella, sindaco di Firenze, da anni sta a Matteo Renzi come il ragioner Filini (lo splendido Gianni Reder) al collega Fantozzi. Porge la battuta, apre la strada, scatena la frana creativa. Schema che a Firenze conoscono bene, fin da quando Nardella, ex ds, si mise sulla scia del fuoriclasse scoutista di Rignano sull'Arno. Ed è questo il motivo per il quale si può ragionevolmente ritenere la Leopolda 2015 una (sotto) specie di congresso fondativo del Partito della Nazione. «Non mi appassionano i nomi, ma la formula è quella», dice Nardella anticipando i tempi ormai maturi.Un partito, come lo tratteggia Nardella sul Corsera, «legato alla dimensione del governo non della lotta... E con un leader forte». Nel ragionamento del Ventriloquo renziano, «non si tratta di fare una nuova Dc: dobbiamo essere centrali, non centristi». Guai a «schiacciarsi a sinistra», lo schema destra-sinistra «non è più sufficiente» e l'appello dei sindaci Pisapia, Zedda e Doria, è solo «nostalgia per una restaurazione impossibile». E poi con quale sinistra dovremmo allearsi: «Quella antisistema? Quella socialdemocratica già alla canna del gas?».Il centrosinistra è morto e sepolto, dunque. A confermarlo c'è anche Sel, per bocca del suo numero due, Nicola Fratoianni, e dello stesso Nichi Vendola, che dalle colonne di Repubblica aveva sonoramente bocciato l'idea del sindaco milanese Pisapia. «La politica si fa con la realtà e non con la fantasia. E in questo momento pensare al centrosinistra come formula politica nazionale significa discutere di fantapolitica... Il centrosinistra non c'è più... la divisione è tra il centrosinistra della speranza e quello del potere». L'imperativo cardine per il partito di Vendola, che oggi a Napoli scende in campo per la prima delle manifestazioni per la nascita di una nuova formazione (l'annuncio della Leopolda renziana coincide non certo per caso), è così chiarissimo. Primus «battere sul campo Renzi». Altro che fantapolitica accarezzata dal governatore pugliese Michele Emiliano, che ancora ieri fantasticava di un Renzi «guida della riunificazione».Si rassegnino le vedovelle smagrite della corrente di sinistra che resta ancora dentro il Pd, i Gotor, gli Speranza, i Cuperlo. Oggi si incontrano anch'essi, in una modesta contro-Leopolda disperante, ma ieri lanciavano ancora alti lai per l'uscita di Nardella: «Prospettiva sbagliata e inaccettabile» (Speranza), «Renzi chiarisca e prenda le distanze» (Fornaro e Gotor). Il segretario probabilmente le prenderà pure, frenando i facinorosi leopoldini, eppure la realtà denuncia l'insostenibile posizione proprio di questi ultimi mohicani così restii a mollare poltroncine e strapuntini di comodo, in virtù della loro doppia veste di pompieri pidini e teste di ponte della sinistra all'interno del Pd, un correntone 2.0 l'altro giorno vagheggiato anche dal presidente Pd Matteo Orfini. È ora di prendere atto che il partito della Nazione avanza a passi inesorabili. E, prim'ancora che le giunte in tutta Italia ne traggano le debite conseguenze (in un'ipocrita retromarcia Nardella le salvava), anche le primarie assieme dovrebbero essere impossibili.
Vendola l'ha già messo in conto, a Milano, dove «sarebbe interessante una contesa tra partito della Nazione e partito degli arancioni; non è detto che si faccia nella primarie, può darsi che si giochi nelle secondarie». Con la sinistra divisa, in evidente lotta di identità e supremazia, centrodestra e grillini drizzano le antenne. Siamo solo all'antipasto, ma dalla sbobba è facile passare subito alla frutta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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